Operaio suicida per crisi «Ora liquidate la famiglia»

Anche la moglie è rimasta senza lavoro e non ha nemmeno i soldi per il funerale L’amministratore della società: «Proprietà latitante, ora venderò i macchinari»
MESTRE. «Ora il titolare dell’azienda saldi alla famiglia nel giro di poche settimane il Tfr dell’operaio che si è ucciso nella sua abitazione domenica, altrimenti agiremo subito per vie legali». Ad annunciarlo sono i sindacalisti e le Rsu che da anni seguono la vicenda dell’azienda della Riviera del Brenta che da mesi non paga più gli operai e che da qualche giorno ha messo tutti in cassaintegrazione per un intero anno.


Il dipendente 49 enne che si è suicidato da tempo aveva denunciato ai colleghi la sua pesante situazione economica che lo ha portato ad un gesto estremo. L’operaio domenica mattina, dopo essersi alzato è andato nel garage di casa e si è impiccato. A trovarlo esanime sono stati i famigliari che in preda alla disperazione hanno tentato di rianimarlo. Subito sul posto è intervenuta un’ambulanza, ma il medico ne ha constatato la morte.


A complicare la situazione economica famigliare c’è il fatto che anche la moglie da mesi era stata licenziata ed era in mobilità.


Ieri un gruppo i compagni di lavoro è andato a far visita alla famiglia distrutta dal dolore insieme all’amministratore unico dell’azienda. Amministratore che da mesi non ha più alcun contatto con la proprietà, che dell’azienda sembra disinteressarsi completamente. «La moglie del nostro collega», spiegano i compagni di lavoro, «ci ha spiegato che lui non aveva problemi di salute e che la causa è stata la pesante situazione economica. Lui non riusciva ad accettare la situazione che stava vivendo anche perché non riusciva a capacitarsi delle comportamento del titolare dell’azienda che riteneva molto scorretto nei confronti di chi come lui, per la ditta si era speso con tanti sacrifici per tanti anni».


Ora la famiglia ha bisogno dei soldi del Trattamento di fine rapporto (Tfr) per andare avanti e per pagare il funerale dell’uomo. I sindacati hanno dato l’ultimatum alla proprietà paghi i mesi arretrati e il Tfr agli operai e soprattutto alla famiglia dell’operaio che si è tolto la vita.


Una risposta arriva dall’amministratore unico che ieri ha fatto visita alla famiglia distrutta dal dolore. «Purtroppo», spiega, «soldi in cassa non ce ne sono neanche per il Tfr dell’operaio in questione. Da mesi il proprietario non si fa più sentire e fino ad ora ho mantenuto questo incarico per far avere agli operai gli ammortizzatori sociali. Provvederò ora a recuperare dei fondi con la vendita di macchinari. Ho promesso alla famiglia che farò fronte di tasca mia se necessario, a tutte le necessità del momento» .


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