Omofobia, scuola “scarica” il prof: «Parole infelici e inaccettabili»

Il Foscarini si smarca dalla lezione dell’insegnate di religione: «Poteva ferire chi lo ascoltava». Testo diffuso dalla mamma di una studentessa. Genitori divisi: «Non andava messo su Facebook»

VENEZIA. Il liceo classico Foscarini prende le distanze dal professore di religione Enrico Pavanello dopo la distribuzione in una classe seconda di un foglio con quelli che per lui erano soltanto spunti di riflessione, ma che per molti sono vere e proprie offese contro l’omosessualità. «Anche se si tratta solo di materiale per stimolare la discussione, sono state utilizzate parole decisamente infelici, talvolta decisamente inaccettabili, specie per l’uso di citazioni fuori contesto, suscettibili di interpretazioni che possono ferire chi le ascolta», ha spiegato ieri mattina in una nota il rettore Rocco Fiano, «come di affermazioni che si presentano come scientifiche, ma che ben poco supporto possono offrire in tal sensi».

Una presa di distanza netta rispetto ad un singolo episodio che, recita la nota del rettore, non deve far scordare che il Foscarini rappresenta «un luogo di formazione alla democrazia, al riconoscimento delle differenze e al pluralismo, e questo vuole continuare ad essere» con la consapevolezza che temi così delicati «che soprattutto mettono in gioco l’identità stessa delle persone, non possono essere affrontati in modo semplicistico, ma esigono di essere discussi in un clima sereno e rispettoso». Non con la polemica, prosegue la nota, ma con la promozione di una cultura del dialogo, «all’insegna dei valori di rispetto e tolleranza incardinati nella Costituzione, alla quale è sempre stata improntata l’azione formativa del nostro liceo». Ieri mattina al Foscarini l’aria si tagliava con il coltello. Pavanello, al termine delle lezioni, ha preferito usare un’uscita secondaria mentre il vice preside, Federico Andreolo, era preoccupato per le eventuali ripercussioni della vicenda sull’Open Day di oggi, dalle 10, la giornata per far conoscere la scuola agli studenti delle scuole medie. Tra gli studenti invece c’era il timore che ulteriori commenti potessero far scoppiare un altro caso.

La classe coinvolta non c’era perché, essendo a tempo prolungato, al sabato non c’è lezione. Le reazioni sono arrivate soprattutto dai genitori. «Siamo rimasti esterrefatti dal contenuto», afferma il genitore di una studentessa della classe in questione, «mi sta bene che a scuola si parli di argomenti che riguardano la società, ma non dovrebbero essere affidati soltanto a chi è un esponente della religione cattolica».

«Non sono per nulla d’accordo sul contenuto del foglio», afferma un altro genitore, «ma neppure con chi ha deciso di postarlo su Facebook». L’episodio è venuto allo scoperto perché una mamma, sconvolta dagli appunti, ha infatti postato il foglio sul suo profilo del social network che si è così diffuso, raggiungendo le pagine nazionali dell’Huffington Post, che ha fatto deflagrare il caso. Nonostante il docente dichiari che si trattasse solo di un foglio di appunti, molte persone non hanno ritenuto sufficiente la giustificazione. Parole dure sono così arrivate dall’ex ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna («è indispensabile che si parli dell’omofobia a scuola perché lì si forma la coscienza dei ragazzi»), dalla parlamentare del Pd Anna Paola Concia («solo in Italia un professore può permettersi di dire che i gay sono malati») e dalle osservazioni di Franco Grillini di Gaynet («saper che esistono certi tipi di insegnanti non tranquillizza nessuno»). Ma a scuola c’è anche chi difende Pavanello: «I ragazzi sono entusiasti del docente», dice la collega Fiorenza Contini, «loro fanno un uso errato del web e dovrebbero invece studiare di più. Il problema di Pavanello è che è stato un po’ ingenuo».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia