Omofobia nel Veneto orientale Da settembre 19 nuovi casi

San Donà. La denuncia dell’associazione Lgbte durante il convegno sul tema all’hotel Continental Il coming-out dei giovani sulla propria sessualità non è ancora accettato in molte famiglie
Di Giovanni Cagnassi

Già 19 casi di omofobia segnalati all’associazione Lgbte del Veneto Orientale da settembre a oggi. Il presidente dell’associazione che tutela gay, lesbiche, trans, bisex, etero, Denis Mazzon, ha esordito con questa denuncia forte al convegno “Tutti diversi, nessuno uguale” all'hotel Continental per affrontare i problemi di questo mondo nella società di oggi.

Subito un episodio che ha destato una certa attenzione dal pubblico. Una giovane transessuale è uscita piangendo, allontanandosi dall’incontro, dopo alcune tensioni con dei parenti che erano in platea. Un esempio concreti di quello che accade spesso tra le mura domestiche e che talvolta sfociano in episodi di omofobia. Gli organizzatori hanno spiegato che si trattava di una discriminazione in famiglia finita addirittura con reciproche denunce per maltrattamente. Tutti hanno espresso la loro solidarietà.

Il moderatore Fabio Fioravanzi ha introdotto i vari relatori in una serata che non ha visto la partecipazione di tutti i Comuni del Veneto Orientale, nè delle scuole invitate a partecipare. Un rammarico espresso più volte dai referenti dell’associazione. Tanti i casi affrontati di omofobia e transfobia, soprattutto tra le mura domestiche in una comunità spesso ancora retriva e piena di pregiudizi.

Dopo i saluti di rito di amministratori e politici, è stato aggiornato il protocollo dell’Asl 10 con la presenza di specialisti che daranno supporto ai casi che necessitano di aiuto, senza dimenticare il protocollo con l’ordine degli avvocati stilato dalla Provincia per l’assistenza gratuita e la presenza di uno psicologo confermati dalla presidente Francesca Zaccariotto.

Il presidente di Lgbte ha evidenziato anche le prossime iniziative contro il “bullismo omofobo”, oggi anche declinato nel linguaggio senza limiti della rete internet. Le minacce subite dagli organizzatori prima del convegno non hanno sortito fortunatamente alcuna iniziativa concreta l’altra sera e si sono limitate e volgari avvertimenti. «Ci sono stati segnalati casi di ragazzi che non possono liberamente camminare mano nella mano», racconta il presidente, «perché denigrati e presi addirittura a sputi. Succede qui da noi, sulle nostre strade e piazze. Non possiamo più accettarlo, come non accettiamo l’omofobia tra le mura domestiche che è così diffusa secondo i nostri dati».

Tra i relatori, la psicologa Margherita Bottino, poi Valentina Pizzol, esperta in questioni giuridiche, Elena De Rigo, vicepresidente Agedo Veneto. Toccante la vicenda di Giorgio Perissinotto, primo Pacs in Italia, originario di San Donà e residente a Padova, il primo a unirsi civilmente con il suo compagno sette anni fa nel Comune di Padova. Ha raccontato la sua esperienza in famiglia, il coming-out, ovvero il rivelarsi nella propria omosessualità, i pregiudizi, l’aiuto dei genitori orgogliosi del suo travaglio. Gabriele Dario Belli, transessuale del Grande Fratello, donna diventata uomo, ha affrontato la questione transessualità in tutti i suoi aspetti, le discriminazioni subite, le esperienza amorose. Anche nell’America moderna e sempre in movimento ci sono storie di lesbiche cacciate dalle famiglie e senza tetto. Poi altri due casi di omofobia sottoposti al Comune di Meolo.

Il convegno ha fatto una panoramica su un mondo che ancora non si conosce approfonditamente, analizzando concetti di spessore quali l’identità di genere, ovvero l’identità sessuale che una persona sente indipendentemente dall’identità biologica, il genere in cui la persona si identifica, partendo dal presupposto che l’identità di genere non deriva necessariamente da quella biologica della persona, e non riguarda l'orientamento sessuale.

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