Omicidio Vianello, 30 anni a “Milly”
Per la pm Alessia Tavarnesi, Susanna “Milly” Lazzarini meritava l’ergastolo per l’omicidio di Francesca Vianello, mestrina di 81 anni, ma ha chiesto “solo” 30 anni di reclusione, uno sconto dovuto alla richiesta di rito abbreviato: niente Corte d’assise con i giudici popolari e i numerosi testimoni da sentire, subito la sentenza allo stato degli atti. E, ieri intorno alle 13, la giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Venezia Barbara Lancieri l’ha condannata a 30 anni di carcere, nonostante avesse confessato l’omicidio immediatamente dopo essere stata arrestata e nonostante in aula abbia chiesto scusa, aggiungendo però di non ricordare più nulla.
«Ho stretto le mani attorno al collo e poi soltanto buio» ha sostenuto. Doveva rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla rapina, mentre il suo difensore, l’avvocato Mariarosa Cozza si è battuta per una pena inferiore, sostenendo che il delitto non era premeditato, che tutto è nato all’improvviso nella casa di Francesca Vianello. Ma la rappresentante della Procura ha sostenuto che “Milly” non meritava neppure le attenuanti generiche, quelle che non si negano quasi a nessuno, e ha spiegato che la sua confessione è arrivata tardi, quando gli investigatori della Squadra mobile avevano ormai raccolte tutte le prove nei suoi confronti, tanto da andare a casa sua, in Rampa Cavalcavia, per arrestarla.
Tra l’altro, c’è un altro processo che attende l’imputata, quello per l’omicidio di Lida Taffi Pamio, che “Milly” ha confessato di aver compiuto, aggiungendo nelle ultime dichiarazioni di essere stata aiutata da Monica Busetto, già condannata a 24 anni e mezzo in primo grado e in attesa della sentenza di secondo grado. Per quanto riguarda la premeditazione, la pubblico ministero ha spiegato che l’imputata era partita da casa sua, che dista qualche centinaio dei metri da quella della vittima, infilando nella sua borsa un paio di guanti di lattice e una corda, quella con cui poi avrebbe strozzato l’anziana. Non uno spago per incartare un regalo, come aveva raccontato nel primo interrogatorio “Milly”. Aveva portato con sè tutto l’occorrente per uccidere e, quindi, era pronta a farlo se fosse stato necessario.
L’imputata conosceva Francesca Vianello perchè frequentava sua madre. Il delitto è avvenuto dopo una lite scoppiata quando Susanna Lazzarini aveva spiegato all’anziana che non riusciva a restituire cento euro che le aveva prestato. Aveva chiesto il denaro perché voleva acquistare un regalo per i due figli e acquistare da mangiare per le feste di Natale. Lazzarini è vedova e viveva con la pensione di reversibilità del marito e con quella della madre. Faceva qualche lavoro saltuario come donna delle pulizie. Susanna Lazzarini, in grosse difficoltà economiche, che si barcamena per garantire il minimo ai due figli e alla madre, è disperata. Voleva fare i regali ai figli di 18 e 20 anni, ma non ha il denaro sufficiente. Si convince a chiedere un prestito di 300 euro a Francesca Vianello, amica d'infanzia della madre. Ma il 23 dicembre riesce ad ottenere dall’anziana soltanto 100 euro, che avrebbe dovuto restituire prima possibile. Susanna accetta, nonostante avesse chiesto di più.
Alla vigilia di Natale, Susanna torna alla carica. Si ripresenta a casa di Francesca e cerca con uno stratagemma di farsi dare altri 200 euro che le servono. Non se ne fa nulla. Trascorre il Natale e il 28 il giorno stabilito per la restituzione passa senza che avvenga nulla. Le due donne si accordano per l'indomani. Presa dall'ansia si reca da Francesca poco dopo le 8. Racconta, alla pm Alessia Tavarnesi che Francesca le apre tranquillamente. È in quel momento che Susanna spiega di non poter restituire il denaro. Le due iniziano a discutere. Susanna, presa dall'ira, l'afferra al collo con le mani. Poi prende la corda dalla borsa e lo strangola. Quindi, le ruba il bancomat e il codice pin con il quale preleverà 500 euro per le spese e i regali, lasciando una traccia indelebile per gli investigatori.
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