Omicidio Venturini 18 anni a Miladinovic

La Corte d’Assise ha condannato lo spacciatore serbo di Santa Maria di Sala accusato di aver ucciso il suo socio in affari a colpi di martello e sfollagente 
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - RILIEVI CARABINIERI A VIGONZA
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SANTA MARIA DI SALA. La Corte d’assise di Padova ha condannato per omicidio volontario a 18 anni di carcere Dragan Miladinovic, 28enne serbo con residenza a Santa Maria di Sala, anche se attualmente si trova in carcere. L’omicidio è quello di Matteo Venturini, 38enne, trovato agonizzante la notte tra il 16 e il 17 febbraio 2017 mentre annaspava nelle acque del Tergola a Pionca di Vigonza: la morte qualche ora più tardi in ospedale. Entro tre mesi saranno depositate la motivazioni della pronuncia che consentiranno di chiarire il contesto dell’accaduto. Il pm Roberto D’Angelo aveva reclamato una pena più severa, 28 anni. Il difensore (l’avvocato Andrea Frank) proporrà appello avendo contestato la ricostruzione della pubblica accusa (secondo quest’ultima l’imputato aveva colpito a morte la vittima con un tirapugni).

In una delle ultime udienze Miladinovic aveva ammesso di aver avuto un diverbio pesante con la vittima e di averlo pestato. Alla lite avevano partecipato dei trafficanti di droga albanesi che reclamavano dai due il pagamento di un debito per una partita di stupefacenti. Partita affidata a Venturini trattenuto in ostaggio fintantoché il socio d’affari non avesse trovato e consegnato i soldi agli albanesi. Miladinovic, invece, ha confessato: una volta lasciato andare per trovare il danaro, non si era più presentato ed era scappato.

Quella notte era stata una coppia di fidanzati a dare l’allarme. Rientrando a casa i due si erano accorti di una sagoma che cercava di risalire verso la riva. Era Venturini, in fin di vita, che gridava un nome («Walter, Walter...»). Si era ipotizzato un suicidio, perfino un incidente stradale. Ma il pm, per nulla convinto, aveva ordinato l’esame medico legale. Da qui la conferma dell’omicidio per trauma cranico, anche se il certificato di morte aveva individuato una pesante ipotermia. Secondo il referto autoptico Venturini era stato colpito al capo con più oggetti contundenti presentando segni di anelli, di un martello, di un bastone o sfollagente: un insieme di elementi che ha dato al difensore la possibilità di ipotizzare la partecipazione di più aggressori, avvalorando la tesi di Miladinovic. Sempre il difensore aveva spiegato che, tre giorni dopo il fatto, una fonte confidenziale aveva accusato un gruppo di albanesi dell’assassinio di Venturini per questioni di droga. Tra quegli albanesi era indicato Walter P., uno spacciatore mai trovato. Per il pm D’Angelo l’imputato aveva fornito diverse versioni. «Noi non sappiamo quel che è successo davvero» aveva fatto notare il magistrato, evidenziando che da alcune intercettazioni c’era la prova della responsabilità dell’imputato. E che Miladinovic la notte del delitto era scappato nei Balcani, salvo rientrare tre mesi dopo. Ed era stato arrestato.

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