Omicidio Pamio, no del gip alla Procura

Respinta dal giudice la richiesta di incidente probatorio: le pm volevano interrogare le compagne di cella Lazzarini e Busetto
Di Giorgio Cecchetti

Niente da fare. Il giudice delle indagini preliminari Massimo Vicinanza ha respinto la richiesta che le due rappresentanti della Procura che indagano sull’omicidio di Lida Taffi Pamio gli avevano presentato. Le pm Lucia D’Alessandro e Alessia Tavarnesi volevano l’incidente probatorio per interrogare le compagne di cella di Susanna Lazzarini e Monica Busetto, e soprattutto mettere a confronto le prime con colei che ha confessato il delitto e con quella che è stata condannata a 24 anni per lo stesso e poi scagionata. Le rappresentanti dell’accusa volevano dimostrare che prima di tutto le due donne si conoscevano e in secondo luogo che tra loro, durante la carcerazione comune, hanno anche parlato dell’omicidio: stando ai sospetti, Busetto sarebbe stata complice di Lazzarini. Busetto, però, nega decisamente di aver avuto un ruolo e addirittura di aver conosciuto Lazzarini prima che finisse nella stessa cella del carcere della Giudecca. Lazzarini, nella sua confessione, ha sostenuto di aver fatto tutto da sola. Inoltre, le microspie sistemate nella loro cella non hanno registrato alcunchè di interessante durante i loro colloqui. Proprio per questo le pubblico ministero hanno avviato le indagini per smentire le due, puntando sul fatto che si conoscessero da tempo e che durante la loro carcerazione avessero parlato del delitto. Le compagne di cella avrebbero in parte confermato i sospetti, anche se dimostrare che le due abbiano avuto rapporti di amicizia non significa avere una prova della colpevolezza di Busetto.

Nel suo provvedimento il giudice Vicinanza respinge la richiesta di incidente probatorio sulla base degli articoli del codice di procedura penale, in particolare quello in cui si afferma che l’assunzione di una testimonianza grazie a questo istituto scatta «quando vi è fondato motivo di ritenere che la stessa non potrà essere esaminata nel dibattimento per infermità o altro grave impedimento» e «quando, per elementi concreti e specifici, vi è fondato motivo di ritenere che la persona sia esposta a violenza, minaccia, offerta o promessa di denaro affinchè non deponga». Per il magistrato non ricorrono nè l’una nè l’altra circostanza: le detenute, ex compagne di cella di Lazzarini e Busetto, sono giovani e non sono malate e, dunque, nessuna di loro rischia di essere impedita a presentarsi al dibattimento, nel caso le pm volessero chiamarle a testimoniare. Inoltre, Busetto è fuori dal carcere, Lazzarini è stata trasferita in un altro penitenziario, lontano da Venezia, nessuna delle due, quindi, ha ora la possibilità di contattare le ex compagne di cella per minacciarle o convincerle a tacere o a raccontare il falso in qualche altro modo illecito.

Il primo processo previsto è quello del 14 ottobre: è stato fissato dal presidente della Corte d’assise d’appello Gioacchino Termini: Monica Busetto affronterà il dibattimento di secondo grado dopo essere stata condannata dalla Corte d’assise a 24 anni di reclusione. Il presidente quasi sicuramente riaprirà il dibattimento e chiederà a Susanna Lazzarini di testimoniare in aula e scagionar l’imputata.

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