Omicidio Pamio, faccia-a-faccia tra le due donne indagate per il delitto
MESTRE. Chi ha ucciso Lida Taffi Pamio, l'anziana signora di Mestre, massacrata nella sua casa nel dicembre del 2012?
Nell'aula bunker di Mestre è iniziato il processo di appello a carico di Monica Busetto, l'operatrice dell'ospedale Fatebenefratelli di Venezia vicina di casa della donna, condannata in primo grado per il delitto a 24 anni e 6 mesi: dopo due anni e mezzo di carcere - all'inizio del 2016 - è stata scarcerata, dopo che un'altra donna Susanna Milly Lazzarini ha confessato il delitto. Lo ha fatto - si ricorderà - dopo essere stata arrestata per un altro brutale omicidio, che ha scosso Mestre, quello dell'amica di famiglia Francesca Vianello. Ma - a sorpresa - nei giorni scorsi ha ritrattato tutto.
Così il presidente della Corte d'assise d'appello Gioacchino Termini ha preso l'unica decisione possibile: interrogare come testimone Susanna Milly Lazzarini. L'udienza è stata così fissata per il 28 ottobre: quale verità racconterà la donna?
Il faccia a faccia. Per la prima volta quindi le due donne si incroceranno in tribunale, dopo essere state compagne di cella nel carcere femminile dell’isola della Giudecca: messe insieme proprio per intercettarle, anche se non era venuto fuori nulla. Ad avanzare la proposta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale - eccezionale in caso di processo d'appello, solitamente basato sugli atti acquisiti in primo grado - è stato il procuratore generale Giovanni Francesco Cicero. Gli avvocati difensori Alessandro Doglioni e Stefano Busetto hanno poi ottenuto che venga messa a disposizione della Corte la catenina che nel processo di primo grado era risultata determinante per la condanna dell’inserviente del Fatebenefratelli: trovata in un sacchetto di gioie in casa dell'operatrice, la collanina spezzata conteneva - secondo la sentenza - un quantitativo infinitesimale di Dna riconducibile alla vittima, mentre per la difesa si sarebbe trattato di contaminazione.
Due omicidi intrecciati. Lida Taffi Pamio, 87 anni, venne uccisa il 20 dicembre del 2012 nella sua casa di via Vespucci. L'indagine nel gennaio del 2014 porta all'arresto della vicina di casa, Monica Busetto, per omicidio volontario. Ad incastrarla alcune tracce di profilo genetico della vittima trovate in una collanina sequestrata a casa dell'inserviente ospedaliera, tracce lievi e sempre contestate dalla difesa, che le ritiene frutto di una contaminazione. Anche perché le prima analisi avevano dato esito negativo. Il 22 dicembre del 2014 la condanna di primo grado della Busetto. Nel dicembre del 2015 la Squadra mobile si trova a dover fare i conti con l’omicidio di un’altra anziana. Francesca Vianello, 81 anni, impiegata in pensione del Casinò, viene trovata morta nel suo appartamento di Corso del Popolo. Due giorni dopo finisce in manette Susanna “Milly” Lazzarini. Le analogie tra i due omicidi obbligano gli inquirenti ad approfondire le indagini: si scopre così che in una traccia di sangue vicino all’interruttore della luce c’è anche il dna della Lazzarini la quale, interrogata a fine febbraio, si accusa anche dell’omicidio della Pamio. Entrambe le anziane vittime erano amiche della madre della duplice omicida reo-confessa - che aveva problemi economici - e un tempo si frequentavano. E così il 2 marzo dopo 762 giorni di reclusione, la Busetto esce dal carcere - pur rimanendo indagata - con obbligo di firma una volta alla settimana in questura.
La procura della repubblica ritiene che le due abbiano agito insieme, Monica Busetto nega con decisione qualsiasi accusa: appuntamento in aula per il faccia-a-faccia tra le due donne il 28 ottobre.
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