Omicidio Noventa. «È Debora la mente del sodalizio»

PADOVA. Debora Sorgato, addetta alle pulizie, vedova del compagno padre del suo bimbo e, ancora, sorella minore di Freddy. Lei, un’esistenza sottotraccia che fatica ad arrivare alla fine del mese (tanto da essere aiutata dal fratello a pagare qualche bolletta); lui, autista-ballerino pieno di donne e di soldi. All’inizio del “giallo” sulla sparizione di Isabella Noventa, ogni dettaglio della Sorgato-story sembrava completare un quadro scontato: Debora, la più debole e povera; Freddy, il fratello ricco e di carattere.
Ma la storia che gli investigatori stanno scoprendo, si va delineando all’opposto: Debora è la mente, Freddy il fratello succube. Debora è la ricca, Freddy forse solo un prestanome. Debora è la donna con la stoffa da criminale; Freddy, un omuncolo ridotto a poco più che un manovale. Debora è la protagonista, decisa a spadroneggiare su tutto e tutti, comprese le amanti di Freddy: da Manuela Cacco, donna infatuata e ancora oggi innamoratissima del 47enne che si è autoaccusato del “sesso estremo assassino” («Isabella? E morta durante un gioco erotico»), a Isabella Noventa, la 55enne impiegata di Albignasego, carattere tenace e forte. Era quest’ultima – secondo la ricostruzione degli inquirenti guidati dal pm Giorgio Falcone – l’unica pronta a tenere testa a Debora Sorgato e a mettere in pericolo il suo patrimonio trasferito (consapevolmente) nelle mani di Freddy.

Perché? Debora è una faccia pulita con frequentazioni sporchissime. Per molti anni il suo compagno è stato Gianluca Ciurlanti, un passato di rapine, furti e truffe di cui era specialista, morto a 36 anni in un incidente in moto che ha fruttato alla convivente 500 mila euro di risarcimento. E il frutto di quelle attività illecite? Potrebbe essere finito nelle mani di Debora, è il sospetto. Eppure la 44enne ha scelto di risultare povera per nulla dovere alla Giustizia: ecco il meccanismo di consegnare quelle ricchezze al fratello Freddy che, poi, avrebbe investito il danaro in beni immobili attraverso Maison srl. Gli inquirenti della Squadra mobile, guidata dal vicequestore Giorgio Di Munno, stanno ricostruendo ogni passaggio grazie alle verifiche contabili della Guardia di Finanza, impegnata a monitorare la situazione economica dei Sorgato che potrebbero aver svolto pure altre attività illecite magari di tipo usurario.
Così si spiega il silenzio assoluto di Debora che, ieri, sarebbe sbiancata in volto quando il suo legale (l’avvocato Roberto Morachiello) l’ha informata del sequestro di 124 mila euro e di due pistole (una calibro 7,65 con il colpo in canna e 71 proiettili; una calibro 9 di produzione spagnola con 51 proiettili) custoditi in un armadio dell’appartamento di cui è titolare l’ultimo compagno, il maresciallo dei carabinieri Giuseppe Verde. Oggi nuovo colloquio in carcere tra Manuela Cacco e il suo difensore, l’avvocato Alessandro Menegazzo: in un interrogatorio secretato Manuela avrebbe fornito dettagli importanti sulla notte del delitto. E il legale punta a una modifica del capo d’accusa: da concorso in omicidio volontario premeditato a favoreggiamento con la concessione degli arresti domiciliari.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia