Omicidio Minto, condanna confermata
CAMPAGNA LUPIA. In aula, invece di chiedere scusa per il suo delitto, ha detto che il figlio Alessandro - quel figlio che ha ucciso con un colpo di coltello al cuore, al culmine di una lite per 200 euro che pretendeva dal ragazzo - era alterato «da farmaci, non di farmacia». Da quando è stato arrestato, Guerrino Minto, 71 anni, non si è mai pentito: prima ha detto che era stato il figlio ad aggredirlo, ieri addirittura che aveva «occhi da tossico». Parole che hanno suscitato la visibile reazione del procuratore generale De Nicolo, che ha chiesto e ottenuto per l’anziano la condanna a 15 anni di reclusione per omicidio volontario.
La pena è la stessa decisa dai giudici del tribunale di Venezia, ad aprile di un anno fa, anche se - bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, per capire il perché di questa decisione - i magistrati d’appello hanno escluso l’aggravante dei “futili motivi”, riconosciuta in primo grado. L’uomo, al momento, è agli arresti domiciliari in una comunità: nel momento in cui la sentenza diventerà definitiva, dovrà andare in carcere.
Ad ascoltare, comprensibilmente sconvolta, i tentativi dell’ex marito di giustificarsi sostenendo di essere stato aggredito - senza per altro essere creduto dai giudici - la mamma di Alessandro. Per lei - da quel tragico giorno di luglio 2013 - la vita si è trasformata in una battaglia per la memoria del proprio ragazzo.
«Ringrazio l’avvocata Annamaria Marin e il pubblico ministero per aver reso onore alla memoria di Alessandro», racconta la signora Ilieva, «è spaventoso che quell’uomo così indegno si sia permesso ancora una volta di gettare fango su un ragazzo che era un fratello maggiore per i suoi amici. Lui è un mostro d’inciviltà che ha ucciso un ragazzo d’oro e invece di chiedere perdono ancora lo insulta. Aspetto il giorno in cui tornerà in carcere, perché non è giusto che un assassino possa starsene in comunità, come un qualsiasi anziano malato.Quest’uomo ha ucciso un ragazzo d’oro e ancora ne infanga la memoria».
Guerrino Minto ha potuto usufruire di uno sconto di un terzo della pena, come prevede il rito abbreviato, in cambio di un processo più veloce: nel corso del processo di primo grado aveva tentato di giustificarsi dicendo di aver perso la testa perché - in grandi difficoltà economiche - aveva litigato con il figlio che non voleva restituirgli 200 euro, raccontando anche di aver reagito d'istinto a un'aggressione: ma sul suo corpo, non è stata trovata nessuna traccia.
«Alessandro non gli doveva niente: era il padre che doveva pagargli gli alimenti e non l'ha mai fatto. Era stato lui - quando Alessandro ha compiuto 18 anni - ad accompagnarlo in banca e incassare i 6 mila euro che avevo messo da parte per mio figlio», aveva già raccontato la madre, che in questi anni ha organizzato fiaccolate in memoria del figlio, «era Alessandro che gli aveva prestato soldi per un trattore e non li ha mai avuti indietro, «mai, mai Alessandro avrebbe alzato le mani su suo padre».
Roberta De Rossi
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