Omicidio Manca, il marito Dekleva potrebbe uscire dal carcere
MARCON. Per il pubblico ministero sarà una corsa contro il tempo per fare in modo che Renzo Dekleva, arrestato per l’omicidio della moglie Lucia Manca, non esca dal carcere. Se il 31 gennaio 2013, esattamente un anno dopo il suo arresto, non sarà già stato rinviato a giudizio, il giorno seguente il giudice dovrà ridargli la libertà perché è scaduto il termine della carcerazione preventiva, che per l’omicidio non può superare i dodici mesi.
Così, il pm Francesca Crupi entro la settimana in corso e immediatamente dopo l’udienza di domani, durante la quale i periti del giudice illustreranno le loro conclusioni sull’autopsia della donna, notificherà il deposito degli atti dell’indagine per accelerare i tempi. I difensori, gli avvocati padovani Pietro Someda e Stefania De Danieli, avranno poi venti giorni di tempo per acquisire tutta la documentazione e chiarire se l’indagato vuole essere interrogato o meno (fin ad ora ha sempre negato di aver ucciso).
Insomma, entro i primi dieci giorni di dicembre, il giudice dell’udienza preliminare di Venezia Andrea Odoardo Comez (toccherà a lui valutare le prove e decidere se sono sufficienti per un processo) potrà notificare la data dell’udienza a Dekleva e ai suoi avvocati, ma anche ai numerosi parenti di Lucia Manca, che possono costituirsi parte civile contro colui che è accusato di aver eliminato la loro cara. Dal giorno della notifica il codice impone che trascorrano almeno dieci giorni per permettere alle parti di prepararsi e, dunque, facendo i conti dei giorni, il giudice Comez potrebbe fissare l’udienza poco prima di Natale o, più probabilmente, immediatamente dopo l’Epifania. Una quindicina di giorni prima della scadenza dei termini di custodia cautelare: quindi, non ci devono essere intoppi, tutto deve filare liscio, altrimenti Dekleva rischia di attendere il processo libero.
Il marito di Lucia, oltre che di omicidio volontario aggravato dovrà rispondere anche di soppressione del suo cadavere. Anche se la perizia medico legale chiesta dalla difesa e voluta dal giudice Michele Medici non ha chiarito la causa della morte della donna di Marcon, gli investigatori dell’Arma dei carabinieri che hanno condotto le indagini ritengono di aver raccolto indizi sufficienti a mandare sotto processo il marito. Innanzitutto, c’è la saliva di Lucia trovata nel bagagliaio dell’auto di Dekleva, macchina che lui avrebbe utilizzato per trasportare il corpo ormai senza vita da Marcon a Cogollo del Cengio la stessa sera in cui l’avrebbe uccisa, il 6 luglio dello scorso anno. Poi, c’è il suo telefonino, che ha attivato la cellula di Rubano transitando sull’autostrata Venezia-Vicenza durante quella serata.
Infine, c’è il biglietto dell’autostrada, con le impronte dell’indagato, ticket che lui ha lasciato al casello dell’uscita per Cogollo del Cengio, dove ha buttato il cadavere della moglie, cercando di nasconderlo. Secondo l’accusa, l’avrebbe uccisa in casa, tra le 20,20 e le 21,30, raccontando poi alle forze dell’ordine, presentando la denuncia di scomparsa, che era uscita il mattino seguente per prendere l’autobus in modo da raggiungere la banca dove lavorava. Nessuno, però, quella mattina l’ha vista, né alla solita fermata né sull’automezzo. E, infatti, il suo corpo ormai decomposto è stato scoperto sotto l’autostrada, a Cogollo, ben tre mesi dopo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia