«Omicidio Manca, Dekleva a processo»

La Procura chiede il rinvio a giudizio per il marito della bancaria scomparsa e uccisa

di Nicola Endimioni

MARCON. Omicidio volontario aggravato, soppressione di cadavere, falso in atto pubblico: la procura di Venezia chiede il processo per Renzo Dekleva, il 54enne di Marcon sospettato di aver ucciso la moglie Lucia Manca, di aver caricato il corpo nel portabagagli della sua auto e di averlo poi abbandonato sotto il ponte di Sant'Agata a Cogollo del Cengio. Il pubblico ministero Francesca Crupi depositerà formalmente la richiesta di rinvio a giudizio nelle prossime ore, e quindi toccherà al giudice fissare la data dell'udienza preliminare.

Una lotta contro il tempo da parte del magistrato che sta tentando di recuperare i mesi concessi dal gip ai periti per l’analisi del cadavere, e di evitare così la scarcerazione dell’uomo per decorrenza dei termini. Tra l’altro proprio l’autopsia ha stabilito che non è possibile determinare con certezza la causa del decesso di Lucia, ma procura e carabinieri sono convinti di avere un quadro indiziario solido, in grado di provare anche il coinvolgimento diretto dell’informatore farmaceutico nella morte della moglie. Soprattutto in virtù delle testimonianze di Patrizia (l’ex compagna di Dekleva), di Giuseppe (fratello di Lucia) e di Grazia (la miglior amica e collega della bancaria) che hanno rivelato quanto teso fosse in quel periodo il rapporto tra i due coniugi. Così teso da poter sfociare anche in un delitto che, secondo l’accusa, si sarebbe consumato al culmine dell’ennesima lite nell’appartamento in via Guardi a Marcon tra le 20.12 e le 20.32 del 6 Luglio 2011.

Ma la procura ha in mano anche tre elementi di natura scientifica, due dei quali in grado di smentire la verità di Dekleva che aveva dichiarato di essere sempre rimasto a casa la notte della scomparsa di Lucia. Si tratta del segnale del suo telefonino (agganciato all’1.55 a Rubano in direzione Vicenza e alle 5.12 in ingresso a Marcon) e delle sue impronte digitali sul biglietto autostradale, recuperato dai carabinieri al casello di Piovene Rocchette. In sostanza quella notte Dekleva avrebbe attraversato almeno tre province, e secondo l’accusa con il cadavere della moglie nell’auto. Come confermerebbe il terzo dato tecnico: la traccia di saliva, riconducibile al dna della vittima, trovata dal Ris nel portabagagli della Lancia Delta di sua proprietà. E ieri sera il programma “Chi l’ha visto?” ha mostrato il video del faccia a faccia tra l’uomo e Patrizia (in un bar di Treviso), il cui contenuto audio era già stato anticipato dalla “Nuova” 15 giorni fa.

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