Omicidio Gobbato, la disperazione del padre: «Silvia non tornerà più»

SAN MICHELE. In via Marango 204, la famiglia Gobbato si chiude nel dolore. Un via vai di parenti ieri per salutare i genitori di Silvia, Adriano e Cinzia, che ieri hanno voluto vedere il posto in cui è morta la figlia; poi il fratello più giovane Paolo. Poco più lontano, il paese invoca giustizia per la concittadina barbaramente uccisa e aspetta solo di sapere di chi sia la mano macchiata del suo sangue. «Non sappiamo nulla», risponde alle domande dei giornalisti assiepati davanti al cancello di casa il padre, «ne sapete più voi. Non abbiamo nulla da dire, se non che nostra figlia non tornerà più a casa e nulla e nessuno ce la potrà restituire, non una foto sul giornale, nulla». Un concetto ripetuto come una litania, anche il fratello, mentre la mamma è rimasta chiusa in casa nella villa di via Marango, zona San Filippo, una manciata di chilometri dal centro di San Michele.
La famiglia Gobbato è molto conosciuta da queste parti. La mamma, Cinzia, è una infermiera, sempre molto disponibile, pronta ad aiutare gli altri. Alla scuola elementare di San Michele, ci sono ancora le anziane maestre che hanno avuto Silvia in classe: «Era una bambina intelligente e vispa. Dopo il liceo, quindi l'università, l'abbiamo persa un po' di vista, ma la ricordavamo sempre perché era educata e gentile come la sua famiglia».
Ci sono tanti Gobbato a San Michele, molti ceppi diversi che si conoscono tutti. Silvia se la ricordano bene, anche se ormai tornava di rado, il fine settimana per salutare i genitori. Non viveva più la cittadina come ai tempi dell'adolescenza. Ma quando hanno saputo del tragico omicidio si sono risvegliati in una riedizione macabra della saga di Twin Peaks. Una giovane uccisa misteriosamente mentre sta facendo jogging, tanti sospetti, l'omicida ancora misterioso.
Una ragazza semplice, che proviene da un paese di poche migliaia di abitanti, arrivata alla città per il suo lavoro. «Non c'è omertà qui», rispondono al bar di fianco alla chiesa, «solo non riusciamo a capire cosa possa essere successo. La ragazza ce la ricordiamo, anche se non era spesso qui a San Michele, adesso vogliamo solo unirci al dolore della famiglia cercando di portarle rispetto». L'ex vice sindaco, Rino Aggio, è un amico vicino molto alla famiglia. «Sono persone rispettabili», dice, «ora chiedono il silenzio, soprattutto nella fase delle indagini che è molto delicata. Qui siamo tutti davvero colpiti e impressionati per quanto accaduto alla ragazza e non sappiamo darci pace».
Anche i parenti non sanno più come comportarsi. San Michele è una cittadina piuttosto chiusa, dove la gente però si aiuta e ha un forte senso del rispetto e della riservatezza. «Quando senti queste cose alla televisione o le leggi sui giornali», commentano i parenti in casa di Giovanni Vio, lo zio di Silvia, «non pensi che possano accadere alla tua famiglia». Una delle maestre di Silvia chiede di non essere citata, ma si sfoga: «San Michele vuole solo che chi ha ucciso Silvia sia trovato e paghi per quello che ha fatto».
Un sentimento, questo, che accomuna tante persone di San Michele.
«La nostra comunità prova un sentimento di sconcerto e di totale incomprensione per i fatti accaduti». Il sindaco di San Michele, Pasqualino Codognotto, si fa interprete dello smarrimento che ha colpito le genti in riva al Tagliamento. Il primo cittadino ha fatto visita alla famiglia Gobbato.
«Sono andato a portare il mio pensiero e la vicinanza di tutta la comunità di San Michele a questa famiglia, serissima e bravissima, di cui si può immaginare lo stato d’animo in questo momento», ha detto Codognotto, «stiamo tutti attendendo l’esito delle indagini, fatti di questo genere sono inspiegabili e difficilmente comprensibili nei nostri territori. Silvia conduceva una vita piena di valori, di studio e di lavoro. Il sentimento della comunità è di sconcerto e di totale incomprensione per quanto è accaduto. Credo che in questo momento il silenzio sia la cosa più importante».
Sarà lutto cittadino il giorno dei funerali? «Se riterrà che sia da fare, me lo dirà la famiglia», conclude il sindaco Pasqualino Codognotto.
«Ho fatto visita alla famiglia e ho assicurato la mia vicinanza per accompagnarli in questi giorni», ha aggiunto don Andrea Vena, «non posso dire altro, se non che stiamo solo aspettando per sapere quando poter fare i funerali».
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