Omicidio dei fidanzati, Perale accusato anche di procurato aborto
MESTRE. C’è anche il procurato aborto tra le accuse che il pubblico ministero Giorgio Gava contesta a Stefano Perale, il docente di inglese di 50 anni reo confesso per il delitto dei fidanzati Biagio Buonomo e Anastasia Shakurova, 32 e 30 anni, consumato nella notte tra il 17 e il 18 giugno. L’ipotesi di reato si aggiunge a quelle di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’uso del veleno e di violenza sessuale aggravata per i video di contenuto sessuale che il professore, difeso dagli avvocati Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi, aveva girato con la ragazza, sembra nella fase intercorsa tra lo stordimento e la morte di lei.
Anastasia era incinta di un maschietto ed era arrivata al quinto mese di una gravidanza felice, accanto al suo Biagio. Uccidendo la 30enne, secondo la Procura Stefano Perale avrebbe provocato la morte del feto che la giovane donna aveva in grembo. La contestazione del procurato aborto è stata aggiunta nelle scorse settimane, dopo che il medico legale Antonello Cirnelli ha depositato in Procura la relazione sull’autopsia. Resta da capire se il sostituto procuratore deciderà di contestare a Perale anche il vilipendio di cadavere, tenuto conto che il docente di inglese aveva trascinato il corpo di Buonomo nel giardino del condominio di via Abruzzo e poi, stremato, aveva chiamato la polizia per autodenunciarsi. Secondo gli inquirenti, Perale avrebbe voluto sbarazzarsi di quel corpo (e forse anche di quello di Anastasia) caricandolo sulla Hyundai Tucson di proprietà dello stesso Biagio.
L’autopsia. Nella relazione sull’autopsia, il medico legale Cirnelli chiarisce come la causa della morte di Anastasia possa essere legata a un massiccio sovradosaggio di cloroformio (di cui erano intrisi alcuni panni trovati nell’appartamento del professore) che è andato a sommarsi allo stordimento ottenuto con uno psicofarmaco sciolto nel cocktail servito come benvenuto ai fidanzati. In queste condizioni, Anastasia è stata soffocata. Quanto a Biagio, la concentrazione dello psicofarmaco trovata in corpo, pur essendo superiore a quella di Anastasia, era potenzialmente ancora non mortale ma certamente in grado di creare stordimento e obnubilamento delle capacità sensoriali. Nella sua relazione, il medico legale scrive che «Non vi è dubbio che l’azione traumatica posta in essere da Perale ai danni di Buonomo (con un tubo in ferro, ndr) sia stata quantomai intensa, reiterata e indirizzata a livello di una regione anatomica notoriamente vitale come il cranio». Il ragazzo, dunque, è morto per i traumi.
La perizia. Intanto prosegue il lavoro di periti e consulenti chiamati ad accertare la capacità di intendere e di volere di Perale al momento del fatto e attualmente, e la sua eventuale pericolosità sociale. Il tutto anche attraverso test psicologici. Per la perizia in incidente probatorio - utilizzabile quindi direttamente in un eventuale dibattimento - il tribunale ha nominato lo psichiatra Gianfranco Rivellini e la psicologa Antonella Spacca. La difesa dell’omicida ha conferito l’incarico allo psichiatra Mauro Stefanutti e alla psicoterapeuta Laura Perini. L’avvocato Michele Maturi, che rappresenta la famiglia Buonomo, ha scelto il dottor Tantaro. La Procura ha designato Ivan Galliani. Le operazioni peritali si stanno svolgendo in carcere a Santa Maria Maggiore. L’udienza davanti alla gip Marta Paccagnella è fissata per il 13 dicembre, ma non è escluso che possa essere chiesta una proroga.
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