Omicidio Bardella in Brasile: a uccidere lo jesolano un 22enne appena uscito dal carcere

VENEZIA. Una tragica fatalità come imboccare una strada sbagliata e la telecamera installata sul casco, come fa la polizia, sono costate la vita a Roberto Bardella, il 52enne di Jesolo, ammazzato da una banda di narcos con due colpi di pistola che hanno raggiunto la testa e un braccio, giovedì mattina a Rio de Janeiro nella pericolosa favela Morro de Prazares (collina del piacere).
Il 52enne jesolano era assieme al cugino Rino Polato, 59 anni, di Fossalta di Piave, che è stato “risparmiato” e ieri avrebbe contribuito in maniera determinante all’arresto dei presunti responsabili dell’efferrato omicidio che ha sconvolto la comunità del Veneto orientale. Rino Polato avrebbe infatti riconosciuto dalle foto segnaletiche sei uomini e un 17enne che avevano partecipato all’agguato. Di fronte a questa precisa testimonianza, la polizia locale di Santa Teresa, il barrio di Rio de Janeiro, avrebbe proceduto prima al fermo delle sette persone che sono state identificate e quindi, su ordine della Procura all’arresto dei sei uomini e alla custodia cautelare temporanea per l’adolescente. Per tutti l’accusa è di omicidio.
A sparare il colpo mortale - secondo la polizia - sarebbe stato un 22enne da pochi giorni fuori dal carcere:Rômulo Pinho, 22 anni, scarcerato un mese fa

A capo al narco trafficante Claudio Augusto dos Santos, o Jiló, che aveva dato - secondo la ricostruzione del giornale brasiliano El Globo - l'ordine di uccidere chiunque fosse entrato nella favela.

Il racconto di Polato. «Tutto si è svolto in pochi secondi», ha detto il rappresentante di commercio di Fossalta di Piave al delagato della Delagacia Especial de Apoio al Turismo nella sede di Ipanema, giovedì sera. «Un gruppo di uomini armati di fucili c’è venuto incontro dicendo qualcosa e sparando contro mio cugino che è finito subito a terra. Mi sono fermato sconvolto. Roberto non dava segni di vita. Poi hanno preso il corpo di mio cugino e l’hanno messo dentro il portabagagli di un’auto sulla quale mi hanno costretto a salire a suon di pugni». Dino Polato, nonostante lo choc subìto è rimasto per otto ore nella delegazione della polizia collaborando attivamente con gli investigatori. «Era molto provato», ha dichiarato ieri Fabio Cardoso, titolare della sezione omicidi della polizia civile, ad alcuni siti d’informazione brasiliani, «ha pianto a lungo ma ci ha dato un grande aiuto. Ci ha spiegato che una volta a bordo dell’auto i banditi l’hanno ancora interrogato su cosa facessero con la telecamera prima di essere rilasciato».

Minuti di terrore. «Il corpo di Roberto Bardella», ha spiegato ancora il delegato, è stato abbandonato dai banditi in rua Candido de Oliveiras mentre il cugino aveva il terrore di fare la stessa fine. Per Polato sono stati momenti terribili. Quando la polizia l’ha trovato stava piangendo ed era sotto choc. Poi si è ripreso e ha iniziato a collaborare gli investigatori della polizia fino a notte fonda per otto ore, l’alba di ieri in Italia.
Foto segnaletiche. Tranquillizzato anche dalla presenza di un funzionario del Consolato generale d’Italia di Rio che ha avuto anche la funzione di interprete, Polato avrebbe guardato per ore le foto segnaletiche dei banditi più ricercati della zona, riconoscendone sei, consentendo così la svolta le indagini degli investigatori.
La ricostruzione. Roberto Bardella e Rino Polato stavano tornando da una visita al Cristo Redentore e volevano proseguire verso la spiaggia, nella zona sud cittadina, quando il gps del cellulare li avrebbe condotti erroneamente fino alla baraccopoli di Morro dos Prazeres, una zona molto frequentata dagli stranieri e dove è facile perdersi. Bardella, che aveva una piccola telecamera sul casco integrale, secondo gli inquirenti potrebbe essere stato scambiato per un poliziotto, anche a causa del vistoso abbigliamento da centauro. I due cugini si sono trovati così improvvisamente davanti una banda di una decina di narcos armati anche di fucili. Per Bardella non c’è stato scampo. Raggiunto da due colpi è morto sul colpo. Polato è invece rimasto vivo perché avrebbe dovuto spiegare ai narcos la ragione della loro presenza. Caricato a forza su un’auto, i banditi devono aver capito che non si trattava di poliziotti, ma di semplici turisti. Per questo, dopo due ore, Polato è stato rilasciato e il corpo di Bardella abbandonato su una strada centrale della favela per affrettare il ritrovamento. Erano le 13 locali di giovedì mentre l’agguato era avvenuto due ore prima, quindi alle 11. Ed è proprio a quell’ora che una voce anonima ha telefonato alla polizia denunciando la scomparsa di due turisti nella favela. Un tassello, questo, ancora non del tutto chiarito. A telefonare, probabilmente, è stato un testimone dell’agguato che ha preferito rimanere anonimo.
L’eco mediatica. La ripercussione internazionale provocato dalla morte violenta di un turista italiano in una favela ha scosso l’intera comunità e ha spinto il prefetto e il sindaco Marcelo Crivella a ordinare il rafforzamento dei controlli della polizia all’interno di tutta la favela.
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