Omicidio Bardella, è tornato Polato: «Ho vissuto un inferno»

Tornato nel pomeriggio di sabato in Italia Rino Polato. La sorella: «È molto provato». Disperato il padre di Roberto. «L’abbiamo saputo dal web»

FOSSALTA.   È rientrato in Italia Rino Polato, 59 anni, il turista di Fossalta di Piave sopravvissuto all'aggressione costata la vita in una favela di Rio de Janeiro al cugino Roberto Bardella, 52enne di Jesolo.

L'uomo è atterrato nel pomeriggio di sabato all'aeroporto Marco Polo di Tessera, con un volo proveniente da Lisbona. Ad attenderlo i familiari - la moglie Serenella, la sorella Emanuela e il fratello Renzo -  che lo hanno fatto entrare velocemente in auto. Polato non ha voluto parlare con i giornalisti, limitandosi a dire che lo farà più tardi. 

In queste interminabili ore avevano potuto sentirsi alcune volte al telefono, grazie all’intermediazione dell’ambasciata italiana in Brasile. Il telefono cellulare di Rino Polato, che inizialmente era scomparso, sembra sia stato ritrovato, in frantumi. Forse rotto dagli stessi assassini. A contattarlo si attiva subito la segreteria. «Ho sentito mio fratello tramite l’ambasciata, ovviamente è molto provato», racconta la sorella Emanuela Polato.  

Nel frattempo, i familiari di Rino Polato sono stretti attorno a quelli di Roberto Bardella. Tra le due famiglie, oltre che affettivo, c’è un legame di parentela. Rino e Roberto erano cugini. Le due famiglie sono in stretto contatto con la Farnesina, anche attraverso i carabinieri. Dal ministero degli Esteri è stato comunicato che non è necessario per i familiari recarsi in Brasile.

A Fossalta (il paese in cui Rino abita con la moglie) e a Noventa (il paese originario della famiglia Polato) sono stati tantissimi gli attestati di affetto. «Abbiamo ricevuto un sacco di telefonate», conclude Emanuela Polato. «Il nostro stato d’animo è ancora di sgomento. Adesso stiamo iniziando a realizzare ciò che è successo. Ma è una cosa indescrivibile. Ci sembra di vivere un qualcosa che sei abituato a vedere e sentire solo nei film. È assurdo».

Clima di lutto anche a Jesolo dove il padre della vittima non si dà pace. «Quanto è accaduto non sta né in cielo né in terra, adesso aspettiamo solo che ci ridiano nostro figlio e non sappiamo ancora quando sarà», ha detto ieri affranto Enrico Bardella, storico pescatore, padre di Roberto, dalla casa di Cortellazzo dove vive con la moglie.

Non si dà pace, assieme alla moglie e l’altra figlia Monica, da quando giovedì sera ha saputo della tragica morte del figlio ucciso in una favela. Lui e i familiari, turbati dal fatto che già quella notizia circolasse in rete e sulle agenzie prima che loro stessi lo apprendessero, non hanno voluto dire altro. La moglie, Claudia Vianello, con il figlio Mattia di 19 anni, che abitano alle spalle di piazza Mazzini, sono ancora sotto choc e chiusi nel silenzio assieme ai parenti. Sono in contatto con l’ambasciata per le pratiche del rimpatrio della salma e con il cugino che era con lui, Rino Polato, sopravvissuto alla crudele aggressione.

Le condoglianze alla famiglia sono giunte dal sindaco, Valerio Zoggia, l’assessore Ennio Valiante, medico della famiglia e amico di Roberto, poi dalla Confcommecio-Fimaa, federazione degli agenti immobiliari, con il presidente Alessandro Simonetto, collega di Claudia. In piazza Aurora, dove si trova l’agenzia immobiliare “Visav” gestita da Claudia e dal marito Roberto, i commercianti e residenti sono sconvolti: «Era davvero una brava persona», commenta il presidente del comitato dei commercianti Mario Bars, «solare e pieno di vita. Ci mancherà tanto e siamo distrutti per la tragedia che l’ha portato via».

Adriano Righetto, imprenditore jesolano con alle spalle 72 viaggi in Brasile, è ancora stupito: «Una morte terribile che impressiona tutta la città».

Giovanni Cagnassi

Giovanni Monforte

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