Omicidio a Venezia: la pista delle rapine dietro al delitto

VENEZIA. Due colpi di pistola, uno andato a vuoto e l’altro a segno. Il proiettile sparato ad altezza uomo è entrato nell’occhio e si è conficcato nella testa di Ivano Gritti, 47 anni, pregiudicato veneziano ed ex ultras del Venezia, negli anni Ottanta. Per lui non c’è stato scampo. Era circa l’1.20 di lunedì notte, in calle delle Chiovere, a due passi da San Rocco e davanti all’entrata della casa Ater occupata da Ciro Esposito, 49 anni, originario di Napoli, suo amico e da lunedì notte suo assassino. È stato lui a sparare, non è chiaro perché, al termine di un litigio per futili motivi: donne o pochi soldi.
Ha sparato, ad altezza uomo, attraverso la porta e per l’amico con il quale si sospetta avesse fatto pure alcune rapine, è stata la fine. Gritti è morto all’ospedale un’ora e mezza dopo. Esposito è stato arrestato dai carabinieri del colonnello Claudio Lunardo e del comandante del Reparto Operativo Emanuele Spiller, intervenuti sul posto. Ha confessato praticamente sull’uscio di casa e dopo l’interrogatorio da parte del pm di turno Patrizia Ciccarese, è stato portato in carcere con l’accusa di omicidio volontario e detenzione di arma clandestina.
Due amici. Esposito e Gritti sono amici da tempo e si frequentano assiduamente. Diversi gli amici in comune, come del resto le cene e le serate passate insieme. Esposito arriva in calle delle Chiovere ad agosto dello scorso anno. Occupa, con la sua compagna, una casa al piano terra dell’Ater. Gritti, invece, in zona lo conoscono bene. Abita nella vicina calle della Fondaria, da quando ancora era in famiglia, prima che morissero la madre e il padre. Lo ricordano soprattutto per i comportamenti violenti con tutti. Famigliari compresi. Del resto pure i tifosi del Calcio Venezia, prima della fusione con il Mestre, lo descrivono protagonista quando c’era da menare le mani. Lo ricordano così i vicini di casa ma lo testimoniano pure le condanne rimediate in almeno 23 anni dalla prima denuncia. Precedenti per droga, furti, violenza e rapine.

Da mesi i residenti li vedono insieme a San Polo come del resto alla Giudecca. Gli scambi di visite non mancano anche perché Gritti, spesso ritorna nella casa della madre. Pure lunedì pomeriggio i due sono assieme alla Giudecca. Esposito poi sarebbe ritornato, da solo, nella casa di San Polo.
Il delitto. E si arriva all’ultimo atto della storia. Lunedì notte piove, c’è poca gente in giro e chi non sta dormendo sente qualsiasi rumore provenire dalla calle. È appena trascorsa l’1, Renata Marzi che abita nelle case Ater, sta lavorando al pc. Il silenzio della notte le fa sentire distintamente un vociare provenire dal lato di San Rocco, poi dei colpi alla saracinesca del negozio che fa angolo e ancora alcune persone discutere animatamente. Poi il silenzio e pochi minuti dopo due colpi secchi. Non fa in tempo ad affacciarsi che dalla calle proviene il rumore delle scarpe di una persona che si allontana velocemente verso San Rocco. Persona che un testimone descriverà come uno di colore.
L’allarme. Chi sente i due colpi si affaccia alla finestra e vede un corpo a terra, davanti alla casa occupata. Vengono chiamati i soccorsi. Carabinieri e sanitari del 118 arrivano contemporaneamente. Mentre stanno soccorrendo il ferito, apre la porta di casa Esposito. In mano ha una pistola. I carabinieri mettono in sicurezza i sanitari mentre ordinano all’uomo di mettere giù la pistola. Lui obbedisce. Poi il fermo. Portato in ospedale Gritti muore intorno alle 3.
Le prove. Dalla perquisizione della casa di Esposito i carabinieri raccolgono elementi che collegano i due, o quantomeno Esposito, alle tre rapine compiute ai danni dei supermercati nelle ultime settimane in centro storico. La spiegazione del perché abbia sparato, raccontata da Esposito, non convince gli investigatori. Impossibile che non abbia riconosciuto l’amico. I due forse hanno litigato per soldi o donne? E chi era l’uomo che scappato? Nelle prossime ore i carabinieri daranno una risposta a queste domande.
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