Ombre sul Mose, Baita rivela: «Decideva tutto Mazzacurati»
VENEZIA. Piergiorgio Baita, l’ex presidente della Mantovani che ancora si trova agli arresti domiciliari, ha già dato la sua versione dei fatti che riguardano l’appalto dell’Autorità portuale per lo scavo dei canali. In uno dei tre interrogatori sostenuti con il pubblico ministero Stefano Ancilotto, grazie ai quali il rappresentante della Procura ha dato il suo assenso al patteggiamento di una pena di un anno e 10 mesi, l’ingegnere ha fornito ulteriori informazioni sul modo in cui il presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati gestiva gli appalti sia quelli per il Mose, protetto dalla legge del 1984 sul concessionario unico, sia quelli di altri enti pubblici che riguardavano lavori in laguna.
Ed è proprio grazie alla sua collaborazione che Baita ha evitato una seconda ordinanza di custodia cautelare che il pubblico ministero Paola Tonini aveva chiesto. Nonostante l’importante impresa che rappresentava, Baita doveva seguire le direttive di Mazzacurati e nell’ordinanza il giudice scrive il presidente del Consorzio «è in grado di determinare le scelte dei consorziati a tal punto da ottenere immediatamente che il Baita, ossia la Mantovani, decidano di astenersi dal partecipare alla gara del Porto». C’è chi tenta di svicolare. «Si va in galera», registra una microspia durante la conversazione tra il presidente del Consorzio Veneto cooperativo Franco Morbioli e l’ingegnere Pio Savioli, anche lui agli arresti domiciliari. «Ah io parlo con Mazzacurati e faccio casino bestiale» risponde il secondo e Morbioli insiste. «Qua si va in galera».
E ancora Savioli: «Federico (Sutto) è un cretino». E in un’altra conversazione tra i due il presidente del Co.Ve.Co. difende la sua scelta iniziale di aver presentato un’offerta durante la gara contro la direttiva di Mazzacurati, anche se poi a causa delle forti pressioni la ritirerà: «Questo l’ho capito, però secondo me non abbiamo fatto male, posso anche sbagliarmi, perché sempre essere a 90 gradi...». E sempre lui, intercettato da una microspia, spiega ad una sua stretta collaboratrice che «Mazzacurati ha dato l’ordine che dovevano partecipare solo alcune piccole aziende per accontentarle». A metà settimana, probabilmente concentrati in un unico giorno, ci saranno gli interrogatori da parte del giudice Alberto Scaramuzza. Ma Savioli e Sutto saranno sentiti per rogatoria dal giudice di Treviso, visto che risiedono in quella provincia, a Villorba e Zerobranco,e così sarà per Valentina Boscolo Zemello, che quando rientrerà dal viaggio di nozze, sarà interrogata dal giudice di Rovigo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia