Ombre sul Mose a Venezia, la Finanza arresta Giovanni Mazzacurati

Arresti domiciliari per l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e creatore del progetto di dighe mobili che dovrebbero salvare la città dall'acqua alta. Provvedimenti cautelari anche per Pio Savioli e altre 12 persone. Oltre cento gli indagati / LE FOTO
Una immagine dell'installazione della prima paratoia del Mose, Venezia, 14 giugno 2013. Posizionata ieri nel canale di Lido-Treporti, sono iniziate le operazioni di varo: la paratoia è stata lentamente calata in acqua per essere installata nel "cassone" di alloggiamento sott'acqua tramite uno speciale "mezzo di varo". ANSA / US CONSORZIO VENEZIA NUOVA ++NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
Una immagine dell'installazione della prima paratoia del Mose, Venezia, 14 giugno 2013. Posizionata ieri nel canale di Lido-Treporti, sono iniziate le operazioni di varo: la paratoia è stata lentamente calata in acqua per essere installata nel "cassone" di alloggiamento sott'acqua tramite uno speciale "mezzo di varo". ANSA / US CONSORZIO VENEZIA NUOVA ++NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

VENEZIA. C’è una legge, quella per la salvaguardia della laguna di Venezia del 1984, che permette al Consorzio Venezia Nuova di concedere i lavori senza alcuna gara pubblica o bando, essendo «concessionario unico». Ma gli appalti degli enti pubblici veneziani devono essere gestiti come prevedono le regole, invece l’ex presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati (si è dimesso quindici giorni fa) avrebbe gestito, stando alle accuse che hanno fatto scattare le manette ai suoi polsi, una gara per lo scavo dei canali portuali di grande navigazione dell’Autorità portuale come si trattasse di «cosa sua».

«È stato individuato il ruolo centrale», scrivono in un comunicato gli investigatori della Guardia di finanza del Nucleo di Polizia tributaria che hanno fatto le indagini, «nel meccanismo di distorsione del regolare andamento degli appalti di Giovanni Mazzacurati, che predeterminava la spartizione delle gare allo scopo di garantire il monopolio di alcune imprese sul territorio veneto, di tacitare i gruppi economici minori con il danaro pubblico proveniente da altre Pubbliche amministrazioni e quindi di conservare a favore delle imprese maggiori il fiume di danaro pubblico destinato al Consorzio Venezia Nuova».

Ieri, su richiesta del pubblico ministero Paola Tonini, in manette sono finiti in sette agli arresti domiciliari, tra cui Mazzacurati nella sua casa veneziana, e il suo braccio destro per i rapporti di rappresentanza, l’ex socialista Federico Sutto (è stato segretario di Gianni De Michelis prima di Giorgio Casadei e sindaco di Zero Branco), e Pio Savioli, consigliere nello stesso Consorzio Venezia Nuova per il Consorzio Veneto Cooperativo. Ad altri sette indagati è stato applicato l’obbligo di dimora nel loro comune di residenza. Gli interrogatori da parte del giudice Alberto Scaramuzza inizieranno giovedì prossimo.

Mazzacurati è difeso dagli avvocati Giovanni Battista Muscari Tomaioli e Alfredo Biagini, Savioli dall’avvocato Paolo De Girolami, i Boscolo Bacheto dall’avvocato Loris Tosi, Barbigiasn dall’avvocato Marco Vassallo, Sutto, per ora d’ufficio, dall’avvocato Barbara De Biasi. Circa 500 uomini delle «fiamme gialle» hanno eseguito in Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia , Emila Romagna, Toscana, Lazio e Campania circa 140 perquisizioni negli uffici di numerose imprese e aziende e nelle case di indagati e di chi potrebbe conservare documenti utili alle indagini.

Gli aggiornamenti in diretta sull'inchiesta e sulle reazioni in Veneto

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia