Oltre mille persone salutano don Italo il prete tanto amato

A dare l’addio c’era la banda musicale che ha intonato marce allegre e tanti ex allievi arrivati anche da Milano

CHIOGGIA. Un migliaio di persone ha salutato per l’ultima volta ieri in Cattedrale don Italo Fantoni, prete salesiano molto amato a Chioggia, morto venerdì scorso a Mestre, alla casa di riposo “Artemide Zatti” all’età di 90 anni. C’era tutta la sua Chioggia, i salesiani, la banda musicale, gli ex allievi, in pratica, come li chiamava don Italo, i “fioi de’na volta” .

Ad officiare la messa monsignor Dino De Antoni, vescovo emerito di Gorizia, che con don Italo aveva un rapporto talmente particolare da avergli influenzato la stessa vocazione. Accanto a lui il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, oltre a numerosi sacerdoti, molti dei quali salesiani. Monsignor De Antoni ha ricordato soprattutto i primi anni di servizio prestato a Chioggia da don Italo, arrivato in città all’inizio degli anni ’50, nell’immediato dopoguerra. Anni difficili, di miseria, anni dove l’oratorio salesiano ebbe un ruolo fondamentale nella crescita dei giovani chioggiotti. «Don Italo», ha detto monsignor De Antoni durante l’omelia, «è arrivato a Chioggia quando ancora si andava al “paparoto” (il refettorio per i poveri, ndr). La polvere dei cortili è stata la sua università, perché era un vero salesiano o, come si definiva lui, un animale da cortile. Funse da spinta per molti ragazzi ad affermarsi nella vita, nel mondo del lavoro, nello sport, nella musica, la sua grande passione. Amava tutti quei ragazzi che si dedicavano ai lavori umili, in poche parole gli ultimi, che hanno continuato ad avere don Italo quale punto di riferimento. Incarnava in pratica nella quotidianità la figura santa di don Bosco».

E quell’oratorio salesiano, che lui ha tanto amato, è presente in cattedrale, con i ragazzi di ieri e di oggi accomunati da un unico filo conduttore è rappresentato da questo prete di provincia che a Chioggia è rimasto legato. Ci sono gli ex allievi, il picchetto dei marinai d’Italia, gli scout, la remiera, il gruppo sportivo salesiano, il coro salesiano, la banda musicale, da lui fondata con il maestro Loris Tiozzo. Il presidente del consiglio, Endri Bullo, porta il saluto dell’amministrazione, ma il suo è un ricordo personale legato alla figura di un sacerdote cui la città di Chioggia è riconoscente e lo ha adottato. Giunge persino un ricordo di don Italo dall’Etiopia, dove si trova da 42 anni il padre missionario chioggiotto Cesare Bullo. Ma sono soprattutto gli ex allievi, giunti anche da Milano, a incorniciare l’operato di un prete, unico nel suo genere, ricordato da diverse generazioni. Non c’è tristezza che spenga il sorriso di don Italo, sempre pronto a dispensare consigli, a tenere a bada quei “fioi” che erano la sua vita. Fuori della chiesa, mentre il feretro chiaro veniva accompagnato nel cimitero per essere tumulato nella cappella dei Salesiani, la banda musicale cittadina intona una serie di marcette allegre, perché così piaceva a lui. L’ultimo ricordo viene letto da una nipote. «Don Italo era così buono che era riuscito a farsi amica anche la morte che lo ha accompagnato con passo leggero verso la nuova vita».

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