Oleodotto bucato, allerta inquinamento
MIRA. Ladri maldestri rischiano di provocare esplosioni terribili e un disastro ambientale. È successo ieri mattina a ridosso dell’idrovia dove passa l’oleodotto Mantova – Venezia e dove a giugno scorso un analogo episodio scoperto tardivamente era costato all’azienda che lo gestisce, la Ies, danni per centinaia di migliaia di euro a causa delle migliaia di tonnellate di carburante rubato e venduto al mercato nero.
Stavolta il furto compiuto da ladri maldestri che volevano ripetere l’impresa non è andato a segno, ma la fuoriuscita di gasolio c’è stata ed è stata ingente. I sono entrati in azione verso le 4, 40 del mattino e hanno cercato di bucare l’oleodotto per poi “attingere” il carburante, ma la pressione della condotta è risultata troppo elevata e il piano è saltato. I ladri che con ogni probabilità volevano collegare un’altra volta un tubo per drenare gasolio sono fuggiti. Il gasolio a quel punto usciva dalle condotte nebulizzato e in grandissima quantità. Per fortuna in quel momento pioveva, ma sarebbe bastata una scintilla per far deflagrare il tutto.
Sul posto, non appena i sensori hanno rilevato la manomissione, si sono portati i vigili del fuoco, gli addetti dell’azienda dell’oleodotto e i carabinieri.
Per questo per parte della mattinata vigili del fuoco, tecnici della Ies e operatori Arpav hanno lavorato per cercare di arginare il carburante che stava fuoriuscendo dall’oleodotto che collega Ravenna agli stabilimenti di Porto Marghera e che comunque ha inquinato il terreno e i canali contigui all’idrovia. Gli operatori Ies arrivati di gran velocità hanno immediatamente posizionato alcune pannellature assorbenti per arginare il gasolio, mentre sul posto si è portato anche l’assessore all’Ambiente di Mira, Maurizio Barberini, per monitorare la situazione.
Le operazioni di bonifica del terreno e delle acque inquinate sono continuate fino a sera. Tanti curiosi sia lungo la bretella Mira Lanza che sulla Romea si sono fermati per vedere che accadeva provocando rallentamenti.
«Ho controllato quello che stava succedendo», spiega Barberini, «e la pressione della condotta è stata subito diminuita, mentre il consorzio di bonifica è intervenuto sulla chiusa. Le modalità con cui sono entrati in azione i ladri è diversa rispetto al caso precedente. Si tratta di ladri certo meno preparati di quelli dell’altra volta anche se le conseguenze sono state gravi ma avrebbero potuto essere peggiori».
Quello che impensierisce il Comunee le associazioni ambientaliste, è che questi episodi si verificano con una certa frequenza nel punto in cui si trova l’oleodotto.
«Cercheremo di capire in che modo si possono evitare», spiega Barberini, «coordinandoci con forze dell’ordine. Questi episodi rischiano di provocare danni incalcolabili vista la vicinanza con la laguna di Venezia».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia