Oleg, no all’estradizione mobilitazione per il russo
VENEZIA. È già mobilitazione per evitare che Oleg Vorotnikov venga estradato in Russia, dove lo attende il carcere, dopo essere stato arrestato a Santa Marghetita dagli agenti della Polizia, intervenuti a seguito di una rissa. L’artista russo è finito in manette perché sul suo capo pendeva un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità russe dopo una condanna definitiva per un'aggressione.
Ma l'associazione di artisti russi Voina, nota per le sue azioni per i diritti civili e contro il governo Putin, ha lanciato un appello sul sito di petizioni change.org per chiedere la liberazione di Vorotnikov e per evitare la sua estradizione in Russia. Già oggi, l’artista verrà sentito alla presenza del suo difensore, l’avvocato Giuseppe Romano, dal presidente della prima sezione della Corte d’appello Giacomo Sartea, che gli chiederà se accetta o meno l’estradizione. Con questo interrogatorio viene avviata la procedura che prevede anche l’intervento del ministero della Giustizia: ai giudici veneziani verrà inviata la documentazione giudiziaria russa, che verrà tradotta in italiano e sulla base della quale i magistrati della Corte decideranno se concedere o meno l’estradizione. Oggi, nel frattempo, l’avvocato Romano chiederà una misura meno pesante per Oleg.
Al suo fianco si sono subito schierati gli artisti di «Sale Docks», i quali sottolineano che Vorotnikov «non è un criminale, è un’attivista, un perseguitato come tanti in Russia, un artista che gode di un ampio riconoscimento internazionale, non a caso è stato curatore asso ciato dell’ultima Biennale di Berlino».
L'avvocato Romano ha incontrato ieri Oleg in carcere: «La situazione di Oleg è grave sotto il profilo della lesione del suo diritto di attivista e artista riconosciuto», sostiene il legale, «si chiede la carcerazione per fatti di più di tre anni fa in cui un video dimostra chiaramente che lui non ha usato violenza alla polizia ma viceversa. Si tratta di un probabile caso di estradizione che la giurisprudenza definisce “mascherata”, ovvero una richiesta di processarlo per un reato comune (resistenza a pubblico ufficiale) quando il vero senso dell'emissione di un mandato di cattura internazionale risiede nel tentativo di riportare in Russia e punire la sua militanza di opposizione politica. A livello internazionale il trattamento riservato dal governo russo ha fatto molto scalpore in casi eclatanti come le Pussy Riot che hanno subito una condanna a due anni di carcere per un reato che in paesi come il nostro prevede una multa e comunque mai una vicenda cautelare quale quella patita dalle attiviste molto vicine a Voina. Il nostro obbiettivo è quindi di evitare che Oleg corra un rischio simile».
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