«Ognuno adotti una vittima della Shoah»
È il Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale per ricordare le vittime della Shoah, la liberazione del campo di annientamento di Auschwitz e la vergogna delle leggi razziali. Da ieri è anche il “Giorno dell'adozione”. Ad annunciare in Campo del Ghetto Nuovo la singolare iniziativa è il rabbino capo della Comunità ebraica Scialom Bahbout. Presenti il presidente della Regione Luca Zaia, il presidente della Comunità ebraica Paolo Gnignati, il vicepresidente del Consiglio Regionale Bruno Pigozzo.
Nell'osservare che ogni persona ha un nome e non si possono lasciare nell'anonimato le vittime Bahbout lancia una proposta: «Se ognuno adottasse una delle vittime della Shoah, ricordandone il nome, il cognome, la storia, e ne tramandasse il ricordo attraverso la sua famiglia e i suoi discendenti, il ricordo e il monito di ciò che ha rappresentato la Shoah nel centro dell'Europa illuminata non avrà mai fine».
Il primo ad adottarne una è l'Iveser. Il direttore Marco Borghi afferma: «Attendiamo il nome. Questo giorno non deve diventare un rito».
Il presidente Zaia coglie al volo, sposandola, l’iniziativa: «Vorrei che oggi fosse non solo il Giorno della Memoria ma anche quello dell'adozione. Oggi siamo qui per non dimenticare, per ricordare, per combattere il negazionismo strisciante, sul web ma non solo, per portare la vicinanza del Veneto e dei veneti».
Poi il presidente Gnignati evidenzia: «Dobbiamo ricordare soprattutto ai giovani il male e anche il bene, onorare tutti questi nomi e preservare i singoli nomi». E il vicepresidente del Consiglio regionale Pigozzo conclude: «Anche oggi si continua a morire per le guerre e i numeri lasciano sgomento. Dobbiamo prendere un impegno morale per noi e per le nuove generazioni».
Spettatori d'eccezione gli alunni della classe quinta dell'Istituto Berna di Mestre. Alessandra e i suoi compagni accendono le candele poste alla base del monumento della Shoah. Là sono incisi i nomi dei cittadini ebrei deportati da Venezia, circa duecento. Tante storie e altrettanti ricordi si intrecciano in Campo del Ghetto Nuovo dove nella Casa di riposo israelitica vive l'insegnante Virginia Gattegno, 93 anni. Deportata ad Auschwitz nell'estate del 1944 sopravvisse alla Shoah. Ieri, nella sinagoga spagnola, la figlia Donatella ha ricordato la storia della madre prigioniera in quel campo di annientamento e ha letto una struggente poesia che insieme con altre sarà pubblicata in un volume.
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