Oggi aperti tutti i centri commerciali: «Offesa la festa della Repubblica»
MESTRE. La Festa della Repubblica viene offesa dall’apertura dei centri commerciali. Il concetto è chiaro: don Enrico Torta, il parroco di Dese diventato il simbolo della lotta contro il “sempre aperto”, difensore della famiglia e delle commesse, oltre che nemico giurato dell’usura bancaria, in una nota diffusa lunedì torna a puntare il dito contro le cosiddette aperture forzate e la deregulation del commercio.
Martedì, nel giorno in cui si celebra la Repubblica, i colossi dello shopping rimarranno aperti, come del resto tutte le feste comandate. Attorno a Mestre, c’è solo l’imbarazzo della scelta visto che abbiamo la più alta concentrazione di tutta la provincia e forse dell’intero Nordest. Aperti il centro commerciale Auchan di via don Tosatto e molti dei negozi attorno (anche la Coop Campo Grande), il centro commerciale Valecenter di Marcon a due sole uscite di tangenziale, la Nave de Vero a Marghera, il Panorama, sempre a Marghera.
In centro a Mestre aperto anche il Centro Le Barche per gli affezionati che oramai affollano ogni domenica la Feltrinelli all’ultimo piano per colazione e brunch in terrazza nei giorni di sole. Chiusi invece molti negozi cittadini che hanno appeso sulla vetrina il cartello di riposo. Aperti invece tutti i negozi degli stranieri, che in città oramai sono moltissimi. Le attività del centro comunque si comporteranno come credono a seconda delle forze a disposizione, in ordine sparso come accade oramai da un pezzo.
Don Enrico Torta non ci sta e lo dice forte e chiaro. «Io non credo», scrive, «che la nostra Repubblica meriti ancora un’offesa da parte del mondo consumista dei supermercati, che niente vedono se non il profitto e hanno dunque avvisato che oggi sarebbero stati aperti. Mi domando perché, dal momento che i profitti, è dimostrato, non crescono. Ancora mamma e papà “sequestrati” in questi “paesi dei balocchi” che di vera festa non sanno proprio nulla. Capisco debbano esistere anche i supermercati, ma credo debbano ancor più essere rispettati i piccoli esercizi che fanno da tessuto connettivo, seppur feriale e giornaliero, ai nostri paesi sei giorni su sette, rispettando la domenica e la vita delle persone e delle famiglie».
Precisa: «Oggi questi esercizi “familiari” tengono chiuso in rispetto alla festa della nostra Repubblica, guadagnata dopo tanto sangue e fondata con tanta fatica dai grandi politici del dopoguerra. Io amo la mia patria ed esigo, soprattutto da chi “viene da fuori”, che abbia rispetto degli italiani e un po’ di decenza. Io non sopporto più che questo malefico coperchio posto sulla pentola in costante pressione tolga a tante persone l’aria della vita vera. Io credo che le scelte dei supermercati siano un’offesa alla civiltà, tanto quanto la nostra indifferenza che non prospetta i gravi pericoli di tipo familiare, sociale e, a lunga scadenza, di “salute mentale”». Don Enrico chiude la sua lettera aperta così: «Dal momento che sono molto limitato perché non specialista, chiedo se qualche psicologo e sociologo possa contattarmi per mettere a tema, per poi divulgarlo, lo spessore di questo problema. Viva la Repubblica, il popolo italiano e tutti i popoli che anelano alla libertà».
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