Offese alla Kyenge, Valandro condannata a 13 mesi

La consigliera leghista padovana aveva scritto su Facebook: «Mai nessuno che se la stupri». In aula si difende in lacrime
GENESIN - PROCESSO DOLORES VALANDRO
GENESIN - PROCESSO DOLORES VALANDRO

PADOVA - Un anno e un mese di reclusione per istigazione alla violenza sessuale per motivi razziali:è la sentenza di condanna appena pronunciata dal tribunale di Padova nei confronti di Dolores Valandro. In più l'ex consigliere di quartiere padovana della Lega (già espulsa dal partito) dovrà pagare diecimila euro di risarcimento al Comune di Padova e mille euro a testa alle tre associazioni che si erano costituite parte civile. Come pena accessoria la Valandro ha il divieto di partecipare all'attività politica e fare propaganda per tre anni. La pena detentiva rimane comunque sospesa con la condizionale.

La richiesta del pm Dini era stata di un anno e quattro mesi di reclusione.

«Non era mia intenzione come madre e come donna insultare un'altra donna, mi è però passato davanti agli occhi un episodio capitato a mia figlia. È stato un attimo di impulsività perché non ho mai visto atti così violenti nei confronti delle donne perpetrati dagli italiani».

Così Dolores Valandro, l'ex consigliera di quartiere della Lega Nord a Padova, si è espressa in lacrime durante la deposizione al processo che la vede imputata per istigazione a commettere atti di violenza sessuale per motivi razziali, dopo aver scritto sulla propria sua pagina Facebook «mai nessuno che se la stupri...» all'indirizzo del ministro Cecile Kyenge.

Nella sua difesa, la ex consigliere leghista di quartiere ha dunque fatto riferimento a un episodio di molestie sessuali subite anni fa dalla figlia da parte di un "diversamente italiano".

Ma il pm non crede alla giustificazione della tentata violenza sessuale subita dalla figlia e nega le attenuanti generiche.

«Non era riferito alla Kyenge - ha aggiunto - Mi è dispiaciuto vedere che il ministro non ha avuto parole di sostegno nei confronti delle donne». «Il ministro poteva essere di qualsiasi colore - ha concluso Valandro, incalzata dalle domande degli avvocati delle parti civili - ma è stato un impulso perché non ha detto alcuna parola nei confronti di queste povere donne».

Ora sta parlando il pubblico ministero Dini. Per l'accusa si è trattato di un atto di istigazione alla violenza per motivi razziali. Valandro avrebbe incitato a violenza sessuale contro la Kyenge solo perché della stessa razza dei presunti violentatori di un'aggressione accaduta il giorno prima a Genova.

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