«Offerte irrisorie per gli azionisti rimasti senza nulla»
JESOLO. Trattative con Veneto Banca e Popolare di Vicenza, i correntisti del Basso Piave e litorale rispondono no alle offerte degli istituti di credito. Rigettata le transazioni adesso si va avanti.
«Popolare di Vicenza si è offerta di riconoscere 9 euro per azione», dice l’avvocato Luca Pavanetto che segue un centinaio di clienti per l’Adusbef, «mentre Veneto Banca , propone il 15% del valore dell’azione al momento del suo acquisto per un valore ad azione che potrà variare dai 4,5 ai 6 euro. Dove si sfiora l’incredibile è che l’offerta degli istituti vale solo per chi ha acquistato le azioni nell’ultimo decennio e comunque dai 9 o dai 4,5-6 euro offerti per azione andranno detratti i dividendi nel frattempo incassati e al netto della vendita delle azioni».
Una proposta assolutamente inaccettabile secondo il delegato di Adusbef Veneto Pavanetto che l’ha analizzata in filigrana: «Le due banche pretendono che gli azionisti rinuncino a tutelare i loro diritti a fronte di offerte di somme irrisorie, ben distanti dal valore investito. Secondo i due istituti un pensionato che ha investito tutti i suoi risparmi in azioni delle due banche nel 2005 o nel 2006 avrà un risarcimento pari a zero e farà la fame, mentre chi ha investito dal gennaio 2007 al 31 dicembre 2016 invece meriterà i pochi euro messi a disposizione. Ma con quale logica? Non si può opporre la prescrizione a degli azionisti beffati proprio dalle due banche che vendevano azioni con valori non veri. Altra questione non pienamente risolta dalla proposta degli istituti e quella relativa a coloro che hanno contratto, su consiglio degli istituti, dei mutui proprio per l’acquisto delle azioni. Perché non formulare una chiara proposta di compensazione totale così da liberare tante persone da prestiti stipulati solo per comprare azioni con valori irrisori e inventati?».
Le proposte di Veneto Banca e Popolare di Vicenza dovranno essere accettate entro il prossimo 22 marzo e in ogni caso, l’offerta è subordinata all’adesione di almeno l’80% delle azioni interessate. «Anche questo limite dell’adesione di almeno l’80% degli azionisti», conclude Pavanetto, "appare intollerabile, il classico schema in cui un soggetto dominante impone condizioni inique al più debole. Forse molti non sanno che non sono solo i due istituti i responsabili di questa situazione, vi sono altri soggetti, società di revisione che hanno ricevuto importanti parcelle per certificare i bilanci e gli organismi di controllo quali la Consob e la Banca d’Italia. Anche questi hanno creato il danno agli azionisti».
Giovanni Cagnassi
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