#OccupyEquitalia, 2 mesi di pena

23 noglobal condannati per interruzione di pubblico servizio per il “muro” eretto nella sede societaria

MESTRE. Avevano tirato su in un battibaleno un muretto di mattoni e calce, a chiudere in pieno giorno - simbolicamente - la sede di Equitalia in via Torino. Ne erano nati momenti di tensione con le forze dell’ordine.

A tre anni di distanza da #OccupyEquitalia, 23 noglobal veneziani - tra i quali nomi conosciuti come quelli di Tommaso Cacciari e Michele Valentini - sono stati assolti dall’accusa di manifestazione non autorizzata, ma sono invece stati condannati dalla giudice monocratica Caruso a due mesi di reclusione per l’interruzione di pubblico servizio seguita a quella protesta improvvisata.

Il Tribunale ha invece assolto dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni due manifestanti, accusati di aver spintonato, mollato calci e torto un braccio a due agenti. Per uno di questi episodi seguiti ai momenti più caldi della protesta, la giudice ha disposto il ritorno del fascicolo in Procura perché proceda a carico di Giacomo Gasparello, per il calcio alla schiena con il quale era stato colpito un agente, che si era ritrovato con 15 giorni di prognosi.

I fatti risalgono al maggio 2012: erano i mesi in cui Equitalia era alla ribalta delle cronache nazionali per le ingiunzioni di pagamento, gravate da pesanti sanzioni e pignoramenti, a migliaia di imprenditori, commercianti, artigiani, contribuenti che non riuscivano a far fronte al pagamento delle imposte e dei contributi a causa della crisi sempre più pressante. Erano gli anni del succedersi dei suicidi di imprenditori in difficoltà.

Quella mattina di maggio, una cinquantina di appartenenti ai centri sociali veneziani - 23 i rinviati a giudizio - erano arrivati in via Torino, davanti alla sede di Equitalia, per chiuderne l’ingresso con un muro di mattoni: una decina di manifestanti si era fatta avanti con mattoni e calce, sostenuti dal resto del gruppo. Una protesta durata alcune ore, segnata da un piccolo tafferuglio scoppiato quando gli agenti del commissariato di Mestre e della Digos hanno cercato di sorprendere i "muratori" per impedire loro di erigere il muro. Ieri la sentenza di primo grado, contro la quale gli avvocati Romano e D’Agostino potranno ricorrere in appello.

Nei giorni scorsi un gruppo di ragazzi dei centri sociali sono stati assolti dal Tribunale dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, in relazione agli scontri con le forze dell’ordine durante un presidio in stazione nel 2013, contro il raduno padano della Lega Nord che si sarebbe tenuto l’indomani. Anche in quel caso la condanna è arrivata non per la manifestazione non autorizzata, ma per l’interruzione di pubblico servizio: un gruppo di manifestanti si era infatti trasferito sui binari della stazione, bloccando di fatto i treni. (r.d.r.)

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