Obiezione di coscienza bagarre in Consiglio
«È una vera schifezza». Non usa mezzi termini Sebastiano Bonzio (Fds) per definire la mozione passata lunedì sera in consiglio comunale, e che mette in forte imbarazzo il centrosinistra veneziano. Poche parole della mozione del consigliere Franco Conte (ala cattolica Pd) fanno votare al consiglio la tutela «dell’obiezione di coscienza dei medici in tema di salute». Motivo? Alla Camera si discute di porre limiti all’obiezione di coscienza dei medici. E allora, Venezia che fa? Si schiera con gli obiettori. Senza dire nulla su una legge, la 194, quella sulle interruzioni di gravidanza, che fatica da anni a trovare piena applicazione per l’alto numero di medici obiettori. Nell’Italia delle mille difficoltà torna l’allarme aborti clandestini. Ma in un consiglio dove siedono solo tre donne, non se ne parla: 16 consiglieri (9 del Pd) votano a favore, i contrari sono 8 ( tra cui il presidente Roberto Turetta) e 5 le astensioni, tra cui quella del sindaco Orsoni. La polemica corre su Facebook ed esplode la protesta. La Consulta delle donne di Venezia scrive a consiglieri e partiti per chiedere l’immediato ritiro della mozione. E vibrata e sdegnata è la protesta della Cgil veneziana.
Andrea Renesto, che ha firmato con Conte, prima dice su Facebook che l’interruzione di gravidanza oggi in Italia non presenta problemi. Poi ci riflette e annuncia: «Mi pento di aver votato quella mozione». Bonzio contrattacca: «Il fatto che questa infelice battuta d'arresto sul piano dei diritti civili sia avvenuta proprio nel giorno in cui l'approvazione della delibera per istituire il registro comunale delle dichiarazioni anticipate di trattamento ha fatto un deciso passo avanti, spero si tratti di un equivoco e di una coincidenza casuale. Confido che il Consiglio saprà porre rimedio a questa defaillance». E chiede la convocazione straordinarie delle commissioni VI e III su questo argomento». Camilla Seibezzi (In Comune) va giù duro: «Un consigliere del Pd propone una mozione che tradisce profondamente i principi espressi dalla legge 194 e il suo partito, e non solo, lo segue. Come se il problema seguito all'approvazione di tale legge fosse stato la tutela dei medici obiettori di coscienza, oggi in Veneto raggiungono quota 80%, e non le donne costrette a migrare di ospedale in ospedale alla ricerca di un diritto creduto sostanzialmente indiscutibile e acquisito. La città di Venezia non si occupi solo di ospitare le strutture di ricerca e studio dei diritti umani ma si faccia simbolo di un progressismo che della laicità e della scienza fa materia politica e non delle tesi piu' oscurantiste e infondate». E il collega Beppe Caccia dice alle donne: «Grande e personale amarezza, ma anche fiducia nel fatto che la cultura della democrazia e dei diritti profondamente radicata nella nostra città saprà rovesciare questo voto». Il Partito Democratico prova a fare retromarcia. Rosteghin, Scaramuzza e Trabucco, che quella mozione l’hanno votata, dicono : «Crediamo che debba essere data piena e completa attuazione alla Legge 194/78 in forza dei positivi risultati che essa ha reso possibili, (...). Riteniamo inoltre che il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza non possa pregiudicare l'erogazione dei servizi previsti dalla Legge. La tutela dell'obiezione di coscienza, costituzionalmente fondata, non deve limitare né rendere più gravoso l'esercizio di diritti riconosciuti per legge come quello dell'IVG nei casi previsti dalla Legge 194, né indebolire i vincoli di solidarietà derivanti dalla comune appartenenza al corpo sociale». E allora perché votare quel testo?
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