Obiettore civile L’Inps pagherà

CONCORDIA. Quando lo racconta qualcosa si scioglie: l’emozione del rivivere le pene sofferte slacciano molti nodi che ancora stringevano al ricordo di quei tre anni della sua vita passati in galera...
FGAVAGNIN DINELLO zorzetto napoleone obiettore sinadacle
FGAVAGNIN DINELLO zorzetto napoleone obiettore sinadacle

CONCORDIA. Quando lo racconta qualcosa si scioglie: l’emozione del rivivere le pene sofferte slacciano molti nodi che ancora stringevano al ricordo di quei tre anni della sua vita passati in galera solo perché credeva nella non violenza. Ora Napoleone Zorzetto, 66 anni, di Sindacale di Concordia, si è visto riconoscere dall’Inps i contributi figurativi, come se avesse svolto quei tre anni in servizio come militare. E’ un precedente giuridico a livello nazionale.

Una storia che parte del 1965 quando, ricevuta la cartolina di precetto, Zorzetto, all’epoca diciottenne, comunica ai distretto militare che non vestirà la divisa. «E’ stata una decisione spontanea - spiega - che avevo maturato sin da piccolo, ascoltando in famiglia i discorsi sulla guerra e sulla fame e rovina che i due conflitti mondiali avevano portate nelle nostre terre. Per quello non avevo mai amato le armi, le divise e la violenza in generale. Rifiutare il servizio militare è stato solo un atto di coerenza». Ma nel 1965 non c’era ancora la legge sull’obiezione di coscienza, approvata nel 1972. Per Napoleone Zorzetto si spalancano le porte del carcere militare. «Dalla fine del 1965 a tutto il 1968 sono stato per vari periodi nelle prigioni militari di Gaeta, Peschiera e Forte Boccea - ricorda - quando venivo liberato restavo in attesa di un nuovo richiamo, cui dovevo opporre un altro rifiuto e quindi tornare in carcere. E io sono stato fortunato, perché l’allora sindaco di San Donà, Franco Pilla, si interessò al mio caso, ma ci sono stati dei miei amici obiettori che sono rimasti 10 anni nel limbo, tra carcere e richiami, senza poter lavorare: una tortura».

Proprio in carcere a Gaeta Zorzetto conosce i Testimoni di Geova e si unisce a loro. Ma la detenzione continua con aspetti grotteschi. «Ogni volta che entravo in carcere ero sottoposto a un mese di isolamento - ricorda Zorzetto - non potevo uscire dalla mia minuscola cella, nessuno doveva parlarmi, consumavo i pasti in cella e per bagno avevo un buco. Era una punizione. Una volta a Gaeta mi hanno persino ordinato di fare l’attendente a due criminali di guerra nazisti: Herbert Kappler, responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine e Walter Reder, che ordinò la strage di Marzabotto. Io rifiutai e mi punirono con un anno ancora senza posta e notizie». Qui la voce di Zorzetto s’incrina.

Intanto, però, grazie alla battaglia portata avanti dall’avvocato sandonatese Enrico Cancellier, venerdì il giudice del lavoro Margherita Bortolaso ha obbligato l’Inps a riconoscere, primo caso in Italia, i contributi figurativi per tutto il periodo di fatto vincolato: tre anni di vita “persi” per un ideale.

Ugo Dinello

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