Nuria Schoenberg giudecchina dell’anno

La chiamavano «l’americana» perché veniva da Los Angeles, città dove suo padre era fuggito durante il periodo nazista. Nel 1955 decise di seguire suo marito in Italia, destino vuole proprio in Giudecca, dove sua suocera aveva trovato una casa così bella da acquistarla subito per la giovane coppia.
A quel tempo l’Isola, non ancora del tutto pavimentata, era sede delle fabbriche di maglieria Herion e di ordigni bellici Junghans, dove gli operai lottavano per far valere i propri diritti.
È stato proprio affiancando le lotte di questi operai che Nuria Schoenberg, figlia del musicista Arnold Schoenberg e moglie del compositore Luigi Nono, imparò ad amare la Giudecca, un amore radicato così tanto nel territorio da meritarsi nel 2012 il riconoscimento di «Giudecchina dell’anno», per la prima volta assegnato a una donna. È stata una cerimonia emozionante quella avvenuta al «Centro Culturale Renato Nardi» ieri mattina, in occasione della consegna del premio.
A ritirarlo la dolce signora dagli occhi azzurri che ieri brillavano più del solito, soprattutto per l’esecuzione a sorpresa di due brani, uno tratto dal repertorio del marito e l’altro dal «Requiem» dell’amico di famiglia Luigi Maderna.
«Sono arrivata in Giudecca», afferma la premiata, presidente dell’Archivio Luigi Nono e della Fondazione Schoenberg di Vienna, «57 anni fa. Vivendo in questa meravigliosa Isola ho partecipato a molte lotte che hanno cambiato la faccia della Giudecca. Il periodo che sta arrivando, con le fabbriche che si chiudono, mi fa tornare alla mente quegli anni. Spero che, come allora, ci siano persone giovani che lottino per un mondo più giusto».
La premiazione, aperta dal violinista Roberto Baroldi, è proseguita con i gorgheggi della soprano Livia Rado tratti da «Canti di vita e d’amore» di Nono. «Il brano “Djamila Boupacha”», racconta la premiata, «finisce con la speranza in un mondo diverso ed è la stessa speranza che mi auguro anch’io per il futuro».
In sala erano presenti la figlia Serena Nono, il presidente del Circolo, Luigi Giordani, il soprintendente della Fenice, Cristiano Chiarot, l’assessore al Piano Strategico Pier Francesco Ghetti e altri amici, come Mario De Luigi. Le motivazione hanno evidenziato le doti umane di «gentilezza, garbo e passione» e «il grande impegno per la salvaguardia del patrimonio culturale e la divulgazione musicale».
In chiusura la signora ha mostrato lo spartito «Quando stanno morendo» dove in calce si legge a penna: «3-9-1982, Lugi Nono, Giudecca», come era solito firmare Nono stesso per indicare la sua patria.
Vera Mantengoli
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