Nuovo terminal, i dubbi dei proprietari

Solo uno dei tre che possiedono l’area dell’ex Italiana Coke è pronto a vendere. L’acquisizione costerà e avrà tempi lunghi
Visti i problemi tecnici e amministrativi da risolvere, i costi da sostenere, le autorizzazioni da ottenere con le elezioni politiche già in calendario e i tempi di realizzazione di certo lunghi, i più scettici sostengono che la nuova stazione marittima sul lato nord del Canale Nord non si farà mai e finirà per restare un’opera annunciata e mai realizzata, lasciando insoluto il problema di dove far attraccare le navi da crociera sempre più gigantesche ordinate dagli armatori. L’unica cosa certa, in questo rebus di complicazioni, è che la concessione dell’Autorità portuale detenuta dal terminal Rinfuse Venezia per l’uso dei 400 metri di banchina sul Canale nord dell’area di proprietà dell’ex Italiana Coke è decaduta e nessuno, per il momento, si è fatto avanti per rinnovarla.


Oltretutto la proprietà dell’area, grande poco più di 10 ettari e ancora da bonificare, è suddivisa tra tre diversi soci, due dei quali – il veneziano Marco Selmini amministratore delegato della Società Intermodale Marghera e Catia Pedrini, moglie del deceduto Antonio Barone, presidente del Modena Volley – non sono stati per ora consultati e nemmeno di sono pronunciati sulla possibilità o meno di cedere l’area per i nuovi ormeggi della croceristica. In ogni caso, almeno peri l momento, solo il terzo socio, il genovese Antonio Acheri, si è detto disponibile e ha annunciato di aver chiesto un incontro con l’Autorità Portuale veneziana. Supposto che i tre proprietari siano tutti d’accordo nel cedere l’area - per la quale si stava pensando ad un piano di riconversione con nuovi investimenti privati - il costo di acquisizione potrebbe arrivare a diversi milioni di euro. Attualmente l’area dell’ex Italiana Coke è utilizzata come deposito di merci rinfuse, movimentate via terra , dalla Società Intermodale Marghera srl. L’accesso via terra all’area ex Italiana Coke è da via delle Industrie - dove si affacciano anche Pilkington spa, Fintan srl e il Parco tecnologico e scientifico Vega a nord-ovest - mentre a sud-ovest c’è la banchina di 400 metri all’imbocco del canale Nord, largo in questo tratto dai 100 ai 125 metri ma profondo non più di due e mai dragato in prossimità della sponda. Nel tratto di banchina dell’ex Italiana Coke (che ha transato con il ministero dell’Ambiente pagando 4 milioni di euro una decina di anni fa) e per oltre 1 chilometro fino alla banchina della Fincantieri non è stata ancora realizzata la muraglia di marginamento per captare lo sversamento in laguna degli inquinanti sepolti nei terreni; mentre sul lato nord possiede 280 metri di banchina del canale Bretella sulla cui sponda nord si trova la Bioraffineria dell’Eni. Un tempo l’area in questione ospitava due diversi insediamenti produttivi, uno per il deposito di mattoni refrattari prodotti dalla cessata Sirma e l’altro per la “distillazione secca” del carbone di Italiana Coke e Vetrocoke (poi diventata Pilkington) che hanno cessato attività alla fine degli anni Ottanta. L’area dell’Italiana Coke e le sponde sui canali Nord e Brentella sono già state indicate, come possibile sito per un nuovo terminal crocieristico, nel progetto presentato nel 2014 dalle società Ecuba srl ed Ed srl che ha avuto un parere negativo, per incompatibilità ambientale, della commissione Via nazionale.


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