«Nuovo Lando sulla Castellana, ora rischiano di chiudere altri iper»

MESTRE. Una nuova viabilità per non creare ingorghi sulla rotatoria Castellana della tangenziale, che vede vedere partire i cantieri prima delle nuove costruzioni come condizione imprescindibile posta dagli uffici comunali. E fidejussioni a carico dei privati che andranno a costruire nella lottizzazione di via Caravaggio, a copertura degli impegni presi.
Un comparto della lottizzazione riguarda la costruzione del nuovo ipermercato Lando della Terraglio Spa; il secondo comparto è quello che fa capo alla Stea Srl, che con un accordo andrà a compartecipare alle spese per la nuova viabilità imposta da Comune e concessionaria autostradale Cav. Il terzo è quello delle torri, che per ora sono solo una suggestione che appare nei disegni del progetto visto che finora nessuno ha sollecitato in Comune l’avvio di un procedimento. La delibera di adozione del piano di lottizzazione andrà presto all’esame del consiglio comunale e se ne conosceranno altri dettagli.
Nel frattempo la città torna a discutere del nuovo, prossimo, via libera ad una grande struttura commerciale come l’iperLando, che sbarca per la prima volta a Mestre.
«Per l’impatto sulla città cambia poco, sia in termini negativi che positivi, viste tutte le aperture di grandi strutture di vendita di questi anni. Il vero rischio lo corre la stessa grande distribuzione», avvisa Maurizio Franceschi, direttore della Confesercenti e da sempre critico sulle autorizzazioni, che arrivano da lontano, all’apertura di un IperLando, a fianco della tangenziale di Mestre. «L’offerta sull’alimentare è talmente satura che questa nuova apertura scatenerà una competizione per la sopravvivenza di altre strutture. L’effetto sarà che apre Lando e altre strutture rischieranno per questo di chiudere, per effetto della concorrenza tra marchi e catene, a suon di offerte».
Il fenomeno, tutto nuovo, da tenere d’occhio è una realtà, e un bel problema, in America, per esempio: i centri commerciali, sempre più “giganti”, finiscono con il chiudere. Non solo per la competizione con l’e-commerce delle grandi catene come Amazon, ma per la competizione tra grandi strutture e marchi.
«Lo stiamo già vedendo con le chiusure di attività che vendono prodotti tecnologici ed elettrodomestici. Il rischio è di consumare ancora suolo e un domani di ritrovarci con enormi spazi commerciali vuoti», dice Franceschi. «Occorre cominciare a discuterne subito: una politica sana avrebbe dovuto mettere paletti a queste costruzioni e prevedere percorsi di riconversione degli spazi commerciali abbandonati. Un fenomeno di cui discutere, senza attendere oltre», avverte il direttore della Confesercenti. La stessa cosa l’aveva ribadita mesi fa dalle pagine del nostro giornale Ezio Micelli, docente di Estimo all’università Iuav di Venezia ed ex assessore all’Urbanistica a Venezia. «Quel che da tempo sta avvenendo in Usa, prima o poi succederà da noi. Il sistema dei centri commerciali in America è da tempo in crisi, con chiusure e abbandoni di spazi e il problema dobbiamo porcelo anche noi», aveva segnalato Micelli.
Mestre, circondata dai centri commerciali appena fuori dal centro cittadino, ha già pagato un prezzo alto in termini di chiusure di negozi di vicinato ( circa il 20 per cento oggi sono sfitti) e rischia di essere ancora penalizzata nel prossimo futuro. Perché, come ha spiegato Micelli, «se vedere un negozio sfitto genera un impatto negativo, vedere un grande spazio commerciale vuoto, fa pensare che si abbandona definitivamente il campo». La politica saprà non arrivare ancora impreparata?
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