Effetto codice della strada, nei bar e nei ristoranti crolla la richiesta di alcol

Le nuove sanzioni del codice della strada stanno cambiando le abitudini degli italiani: calano le vendite di alcolici nei locali, mentre aumentano del 20% le richieste di bevande analcoliche

Giovanni Cagnassi
L'alcoltest: etilometro della polizia stradale
L'alcoltest: etilometro della polizia stradale

Nuovo codice della strada, vendite di alcolici dimezzate. A lanciare la riflessione è il presidente di Confcommercio mandamentale di Jesolo, Angelo Faloppa, impegnato a stilare il bilancio delle festività natalizie tra litorale ed entroterra del basso Piave.

Molto positiva l’affluenza nei ristoranti, buone prospettive per abbigliamento e accessoristica, Capodanno verso il tutto esaurito. «Sul fronte dei consumi di alcolici» dice Faloppa, «nei locali diminuiscono le ordinazioni. Come avevamo ipotizzato, si è registrato un minore consumo di vino anche durante i pasti. Questo per evitare le dure conseguenze inserite nel codice della strada, che ha spinto la mescita del vino a calice e molto meno l’ordinazione di bottiglie».

Meno spritz ordinati 

 Dietro al bancone di bar e ristortanti, conferme e parziali smentite. È possibile che l’effetto nuovo codice di esaurisca presto. Intanto, però, ci sono esercenti che hanno visto anche dimezzare le vendite. A Caposile, sulla via del mare, il “Kris Bar” di Ivano Bottan è sicuramente uno dei locali che più rappresentano la situazione di incertezza e paura dopo l’entrata in vigore del nuovo codice della strada.

Valentina Livecchi, titolare dei due Crazy 101 Mojitos
Valentina Livecchi, titolare dei due Crazy 101 Mojitos

«Alla vigilia di Natale» racconta Ivano, «ad una certa ora abbiamo chiuso. Lungo la strada non si vedeva nessuno, si poteva giocare a pallone. Altro che le vigilie di un tempo quando la gente usciva a bere in compagnia a festeggiare. Il doppio giro di spritz è già un ricordo, adesso gli avventori ne bevono al massimo uno e poi vanno a casa con il cuore in gola per la paura dei controlli. Di fatto abbiamo dimezzato le vendite di alcolici per la paura delle multe».

In realtà i limiti sono gli stessi di prima, 0, 50 g/l di tassi consentito, ma le sanzioni sono più severe.

Con il tasso alcolemico superiore a 0,5 e non superiore a 0, 8 grammi per litro (g/l), la multa è subito da 543 a 2.170 euro con sospensione della patente di guida da tre a sei mesi.

Ma è soprattutto l’effetto psicologico dei ventilati controlli serrati sulle strade e delle sanzioni inasprite a intimorire i bevitori in questa fase iniziale.

Le associazioni di categoria

Roberto Dal Cin, presidente Confapi turismo nazionale, è anche “oste letterario” alla Corte dei Baroni di Jesolo lido, uno che dietro al bancone serve dallo spritz veneto al sake giapponese senza soluzione di continuità.

«Siamo a meno 40 per cento nella preparazione di alcolici», spiega, «la paura c’è e si vede. E, infatti, cresce la richiesta delle bevande e cocktail “0 alcol”, saliti a più 20 per cento».

Ma ci sono anche locali in cui le conseguenze del nuovo codice sono state meno evidenti.

La frizzante Valentina Livecchi, titolare dei due Crazy 101 Mojitos di piazza Torino e Marina al lido di Jesolo non è così preoccupata. «Una stretta ci voleva», premette, «al volante si guida sobri, punto e basta. C’è stato un calo di richieste di alcolici, intorno al 10 per cento, ma la gente si sta adeguando. Lo dobbiamo fare tutti. Chi guida non beve, quindi più Uber per i giovani, taxi meno cari».

Daniele Bracale, chef del Degustami di Jesolo non ha ravvisato differenze particolari: «Gli alcolici a tavola si servono sempre, i clienti si stanno organizzando con le auto e chi beve magari non guida, ma per il momento non notiamo grandi differenze».

Il cambio di rotta

Chi invece non nota, né teme, particolari differenze con l’introduzione del nuovo codice della strada è Daniele Reale, titolare del pub Marciano di Marghera e di Venezia, locali affermati ormai da diversi anni nel panorama cittadino.

«Il vero cambio di rotta», spiega Reale, «si è avuto da dopo il Covid. Per quella che è la mia esperienza, ora chi intende bere si organizza con taxi e Uber. Anche tra i ragazzi più giovani c’è la cultura del bere meno. Il vero consumatore fidelizzato è quello più avanti con l’età, che sa bere e sa gestirsi. Negli anni scorsi, con l’esperienza maturata nei club, capitava di sentire ogni giorno storie di qualcuno a cui veniva ritirata la patente. Ora non più, forse c’è più consapevolezza. Così come la cintura al volante è diventata un automatismo, lo stesso vale per il bere: se serve, si prende il taxi».

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