«Nuovi abusi edilizi nel cantiere del Gpl»
CHIOGGIA. «Vi annuncio che ci sono nuovi abusi edilizi nel cantiere del gpl». Lo ha dichiarato, dal palco dell’auditorium venerdì durante l’incontro pubblico sulla sicurezza organizzato dal comitato No Gpl, l’urbanista veneziano Carlo Giacomini. «Verranno alla luce a breve», ha detto, «e dovranno per forza comportare delle prese di posizione». Nel dibattito i relatori hanno ribadito in modo chiaro e con molti riferimenti normativi al fatto che l’impianto non è stato sottoposto alla Valutazione di impatto ambientale (Via), fondamentale per capire eventuali ricadute sul territorio e la popolazione.
Sicurezza. Per il nuovo incontro pubblico promosso dal comitato, il terzo in un anno e mezzo, l’auditorium era strapieno. Il focus questa volta era sulla sicurezza, interna e esterna all’impianto, e in particolare sulla Via. Sul palco Maria Rosa Vittadini, architetto, docente dello Iuav e per anno presidente della commissione nazionale Via, e il giurista toscano Marco Grondacci, esperto in diritto ambientale.
Esclusione Via. I due esperti hanno ripercorso la storia dell’impianto concentrandosi sulla decisione della Provincia, oggi Città metropolitana, di non assoggettare il progetto alla Via. «Sinceramente una decisione assurda», sostiene la Vittadini, «la Provincia, dopo un lungo epistolario con la ditta per chiedere risposte a molti punti interrogativi del progetto, decide che le risposte sono esaurienti e che non è necessaria la Via indicando due prescrizioni, la riorganizzazione portuale e il piano della sicurezza, che in realtà non sono questioni prescrivibili, ma fondamentali. Sono molto favorevole al gpl, per cui non ho alcun preconcetto, ma credo che impianti di questo tipo non possano essere fatti ovunque. Ho esaminato la documentazione e rimango basita dal fatto che un progetto, non conforme al Prg del porto e completamente diverso da quello presentato in fase iniziale (solo bunkeraggio), possa essere autorizzato senza Via. Nel 2017, recependo una direttiva europea, la Via è stata riformata indicando che serve a individuare, descrivere e valutare l’effetto di un progetto su popolazione e salute, biodiversità, territorio, beni materiali, paesaggio e sull’interazione tra fattori. Andava fatta senz’altro prima».
Percezione del rischio. Al professor Grondacci è toccato spiegare con un excursus sulla normativa di 50 pagine le motivazioni per le quali il progetto andava sottoposto a Via. «Valutare non significa bocciare», spiega il giurista, «significa avere tutti gli elementi utili per prendere una decisione, compresa la percezione sociale del rischio che è evidente in un progetto di questo tipo. La Capitaneria ha detto più volte e in modo chiaro che serviva una variante al Prg del porto per un deposito in quel sito e ha anche detto che il piano di sicurezza non può essere fatto finché non c’è la variante. Nel piano di sicurezza interno elaborato dalla ditta si fa riferimento a un capitolo specifico sulla salute pubblica che poi non compare da nessuna parte. Si valutano due tipi di incidenti, quelli durante il carico delle autobotti e quelli durante lo scarico delle gasiere, ma non si prende in considerazione il transito delle navi. Ci sono molte falle che potevano essere risolte con la Via».
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