«Nuova Pansac, abbiamo vinto la crisi»
MIRA. Nel dicembre del 2011 incassava in tutto 208 mila euro, di cui 29 mila all’estero. Oggi il fatturato mensile è arrivato a 3 milioni, di cui uno dall’estero. La produzione è ripartita, le fabbriche hanno riaperto. E quasi la metà degli operai ha ritrovato il lavoro, mentre gli altri sono in Cassa integrazione. Una storia controcorrente in periodi di crisi drammatica quella della Pansac international. Domani al Ministero del Lavoro sarà siglato il salvataggio di un’azienda che un anno e mezzo era sul’orlo del fallimento. La procedura di amministrazione straordinaria si è conclusa. «Con un risultato di cui andiamo fieri», dice soddisfatto il commissario straordinario, l’avvocato veneziano Marco Cappelletto, «siamo riusciti a ripartire e a dare una prospettiva di lavoro a tante famiglie. E ricordiamoci che partivamo da zero. Zero incassi e zero operai. Adesso invece la situazione è cambiata». Una storia che dà speranza anche agli operai non ancora rientrati. Per avviare il salvataggio, il commissario ha contattato gruppi e ziende del settore. Decidendo alla fine di cedere soltanto il ramo d’azienda, affittando gli immobili che sono rimasti di proprietà della vecchia azienda. E ricavando così liquidi per pagare gli stipendi e comprare le materie prime.
Alla fine i quattro stabilimenti della Pansac sono ripartiti. Quello di Mira, il più importante, è stato acquistato dalla società lombarda Poligof, che ha annunciato investimenti per 6 milioni di euro in tre anni e l’assunzione a regime di 165 operai. La fabbrica di Marghera, che produce sacchi e contenitori, è stata invece rilevata dalla lucchese Selenè, che ha annunciato investimenti per 610 mila euro e l’assunzione di 10 operai. A Zingonia (Brescia) è arrivata la Blue Plast di Salerno, che investirà 4 milioni di euro mantenendo 26 dipendenti. A Ravenna infine, grazie a un accordo con Comune e istituti bancari, l’attività sarà ripresa da una cooperativa che garantirà lavoro a 28 persone. «È possibile perché le aziende adesso sono sane», dice Cappelletto, «e vanno avanti. La gran parte della produzione, oltre il 90%, è fatta in conto vendita, cioè si automantiene».
Una scommessa vinta, insomma. Perché in casi analoghi – come la Vinyls – le cose non sono andate allo stesso modo. Ma nel caso della Pansac si è riusciti a evitare il fallimento, grazie anche alla legge Prodi utilizzata nel Veneziano anche dalla Sacaim, colosso dell’edilizia in difficoltà. L’amministrazione straordinaria della Pansac era stata avviata alla fine del 2011, dopo che la storica azienda era stata dichiarata «insolvente». A un passo insomma dal fallimento. Operai in cassa integrazione, produzione ferma. E l’ex proprietario, che girava in Ferrari, arrestato e condannato per bancarotta. Chiusura che sembrava inevitabile, sulla scia di altre fabbriche del Veneziano. I guai interni che andavano sommati alla crisi e dunque alla mancata richiesta di prodotti da parte delle altre aziende venete. Ma in un anno e mezzo la situazione è stata capovolta. E la nuova Pansac risanata andrà domani all’esame finale del ministero.(a.v.)
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