«Numero chiuso a San Marco per Carnevale, affari a picco: -40%»
VENEZIA. Il Carnevale si congeda con una folla contenuta, meno di 400mila persone nell’arco di tredici giorni,, la prima volta del numero chiuso a San Marco e la consapevolezza che la festa dovrà in ogni caso essere riveduta e corretta. Il Carnevale “basso”, iniziato a fine gennaio, quando la gente doveva ancora smaltire l’Epifania, un po’ di maltempo e il limite dei 20 mila in Piazza, oltre a un programma che non aveva molto di nuovo, hanno contribuito a provocare un calo degli arrivi, che nel 2017 erano stati mezzo milione e nel 2016 addirittura 600 mila, con punte di 130 mila persone il sabato grasso.
La dimensione più “umana” della festa, che sicuramente non è dispiaciuta ai veneziani rimasti imbottigliati nella ressa solo in un paio di giornate, è rimbalzata nei numeri complessivi, a cominciare da quelli degli alberghi, che non hanno mai registrato il tutto esaurito. «Succede quando è Carnevale è “basso” e quando il tempo non è bello», spiega il direttore dell’Ava, Claudio Scarpa, «L’ultimo fine settimana l’occupazione è stata dell’85 per cento, anche per colpa di qualche disdetta arrivata all’ultimo per via del maltempo».
Numeri in calo anche per gli esercenti, come spiega il segretario dell’Aepe, Ernesto Pancin, che hanno lavorato fino al 40 per cento in meno rispetto all’anno scorso, e non solo per via del calendario. «La scelta di chiudere Piazza San Marco, sulla quale non discuto, forse è stata recepita in maniera non del tutto corretta», spiega Pancin, «nel senso che è passato il concetto del numero chiuso in tutta la città, e non solo in Piazza, disincentivando così la gente a venire in laguna. I turisti forse hanno letto distrattamente del tetto dei 20 mila e sono rimasti a casa. Il risultato è che ci troviamo con il 40 per cento in meno di lavoro. In alcuni luoghi è andata benino mentre altre zone della città sono rimaste deserte. Credo che per il futuro bisognerà fare qualche ragionamento, a cominciare dall’idea di presentare la prossima edizione con mesi di anticipo».
La proposta di rivedere la festa arriva anche dal segretario degli Artigiani, Gianni De Checchi che dice: «Il Carnevale va ripensato in maniera radicale guardando più alla qualità e meno alla quantità. Sicuramente quest’anno gli sforzi sulla quantità sono stati fatti, ma quelli sulla qualità non si sono visti. C’è stata tanta gente che girava, molto confusione, ma scarso interesse ai negozi. Noi abbiamo l’esempio del turismo della Biennale, mentre quello del Carnevale è inutile e non rende niente».
E sul numero chiuso in Piazza prende posizione il Movimento 5 Stelle. «In queste condizioni», si legge in una nota, «un qualsiasi genere di allarme porterebbe sicuramente a incidenti gravi. Il nostro progetto “Ztl Revolution”, presentato a novembre 2016 alla giunta Brugnaro, sulla gestione flussi avrebbe scongiurato una simile situazione raccogliendo nel contempo risorse per residenzialità ed artigianato».
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