Nove gli ordini di cattura ha ucciso un 22enne

Secondo la polizia ai due era stato intimato l’alt: il capo della banda che presidia la favela aveva ordinato di sparare a chiunque fosse entrato senza permesso
Di Gianni Favarato

RIO DE JANEIRO. Ha 22 anni e si chiama Rômulo Pontes Pinho il componente della banda che controlla la favela Morro dos Prazeres (collina di piaceri) a Rio de Janeiro che giovedì mattina avrebbe sparato e ucciso Roberto Bardella che transitava in motocicletta, insieme al cugino, Rino Polato, sequestrato e poi liberato solo perché non aveva la telecamera sul casco e li ha convinti di essere un turista.

Rômulo Pontes Pinho è ricercato insieme ad altre otto persone per due delle quali l’autorizzazione della magistratura brasiliana all’arresto è giunta ieri sera. Nel gruppo c’è anche un minorenne, un ragazzo di 17 anni, anche lui presente quando sono stati sparati quattro colpi, due contro la moto e due alla testa e al petto di Roberto Bardella, morto sul colpo.

Il nome dei maggiorenni, tutti tra i 20 e i 33 anni, per i quali la polizia, sulla scorta della testimonianza del cugino di Bardella, anche lui in moto ma senza la telecamera sul casco, sequestrato e poi liberato dalla banda, ha già spiccato il mandato d’arresto, oltre a Rômulo Pontes Pinho, sono: Wagner Moreira Rodrigues da Silva, detto Guinin, di 22 anni; Thiago de Oliveira, detto TG dos Prazeres, di 29 anni; Marcos Vinicius Paulo de Oliveira, di 24 anni, Marcos Elias Candido Bezerra, di 20 anni e Bruno Goncalves Campos Ferreira, detto Gordinho, di 33 anni. Le loro foto segnaletiche sono state pubblicate da tutti i giornali, insieme ad un numero verde della polizia e alla promessa di una ricompensa di mille reais (circa 300 euro per ciascuno dei ricercati segnalati) per chiunque aiuti la polizia a localizzarli.

Il capo della Divisione Omicidi della polizia di Rio De Janeiro, Fabio Cardoso, ha confermato che l’uccisione di Roberto Bardella è avvenuta per il fatto che indossava una tuta e casco, peraltro munito di telecamera, un abbigliamento molto, troppo simile a quello in dotazione alla polizia militare brasiliana, acerrimo nemico delle bande di narcotrafficanti che si contendono il controllo delle centinaia di favelas che a Rio de Janeiro spesso confinanti con quartieri benestanti. Cardoso ha anche riferito ai giornali brasiliani che il capo della banda che presidiava la favela di Morro dos Prezeres e ha ucciso Bardella, si chiama Claudio Augusto dos Santos, uscito da circa un mese di galera perché accusato di traffico di droga e altri gravi reati.

Quest’ultimo, a detta della polizia brasiliana, aveva ordinato ai suoi uomini di sparare a qualsiasi persona sospetta avesse tentato di entrare nella favela da loro controllata, senza la sua autorizzazione.

Secondo la polizia brasiliana, che dopo l’accaduto ha invaso in massa la favela, ai due italiani in moto era stato intimato l’alt: “para” (fermati, in portoghese) avrebbero urlato, ma nessuno dei due sfortunati turisti veneziani ha compreso l’intimazione a fermarsi. Da qui la decisione della banda di sparare ad uno dei due, come aveva ordinato il loro capo, ovvero a Bardella che stava procedendo davanti al cugino mentre si addentravano nelle stradine che salgono e scendono il quartiere di Santa Teresa, un tempo considerato “zona bene” di Rio per la sua posizione centrale, finché cadde rovinosamente in declino e i suoi facoltosi abitanti si spostarono nella zona Sud di Copacabana e Ipanema.

Roberto Donati, funzionario che lavora presso l’Ufficio di cooperazione della polizia italiana in Brasile, sta seguendo le indagini e ha elogiato il lavoro della polizia che è arrivata, grazie alla testimonianza del cugino della vittima e alla ricerca sull’archivio dei segnalati, a identificare rapidamente l’omicida e i suoi compari che ora sono attivamente ricercati con tanto di ricompensa a chi fornirà informazioni utili alla loro cattura.

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