Nove ghanesi alla Cita: «Non li vogliamo»
MARGHERA. «Inquilini di questo tipo, qui, noi non li vogliamo». È il grido, chiaro e forte, lanciato dai residenti di un palazzo della Cita, in via Palladio, che da lunedì ospita in un appartamento al nono piano nove profughi arrivati dal Ghana. I condòmini del civico 26, ieri pomeriggio, hanno deciso di farsi sentire e protestare contro la decisione del proprietario dell'interno 52 di affittare lo spazio alla Cooperativa Sociale Solaris, una Onlus di Carpi che si occupa anche di accoglienza per migranti e rifugiati; a far nascere il sospetto e ad alimentare la rabbia nei vecchi inquilini sarebbe stata soprattutto la scarsa comunicazione.
«Nessuno ci ha interpellato», hanno ripetuto a più voci i condòmini, «e nessuno ora si preoccupa di garantire che la situazione qui non degeneri».
Stando a quanto raccontano i residenti, lunedì mattina di fronte al portone di ingresso è apparso un responsabile della cooperativa, che ha chiesto dell'appartamento, e poi, nel tardo pomeriggio, al nono piano sono stati alloggiati i profughi ghanesi, arrivati a gruppetti: prima in quattro, poi altri tre, e infine gli ultimi due. Alle 18.30 qualcuno ha sentito che i rifugiati non mangiavano da due giorni. «L'appartamento è di 92 metri quadri, come ci stanno nove persone?», si chiede uno dei condòmini. «Nessuno li ha visti in faccia, chi ci garantisce che non ne arrivino altri? Chi ci assicura che questi individui non siano malati? Abbiamo chiesto a Solaris di inviare al nostro amministratore condominiale le documentazioni sanitarie di ogni rifugiato, e domanderemo al prefetto, al Comune e allo stesso proprietario dell'immobile di rispondere di questa situazione. Oltretutto in questo palazzo l'impianto antincendio non è a norma, e tutto l'isolato è a rischio».
Ad ingigantire la collera dei cittadini anche i precedenti recenti: «Appena due mesi fa l'appartamento è finito sotto sequestro perché i vecchi affittuari sono stati accusati di spaccio», spiega uno dei vicini, già impegnato politicamente con il centrodestra locale. «Dopo quell'episodio tutto il condominio si era raccomandato con il proprietario di prestare più attenzione a chi faceva alloggiare nello stabile».
Nessuno dei condòmini ha voluto esporsi con nome e cognome, per timore di possibili ripercussioni: «Qualcuno si potrebbe divertire a vandalizzare le nostre automobili: in passato, per altre questioni, è già successo. Non siamo razzisti, siamo preoccupati: queste persone parlano solo francese e, non essendo pregiudicati, sono liberi di aggirarsi per tutto il quartiere. Qui ci sono tante altre etnie, la convivenza rischia di diventare impossibile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia