Nove discariche, mai analisi mediche
MIRA. A decenni di distanza e nonostante fossero concentrati veleni di ogni tipo in un’area di pochi chilometri, non è mai stata fatta un’indagine epidemiologica sullo stato di salute degli abitanti di Dogaletto, Giare Malcontenta e Gambarare di Mira. Si pensi che fra Dogaletto e Malcontenta ad una distanza di appena 2 chilometri si trovano le discariche di ceneri di pirite (700mila metri cubi) della zona ora chiamata Terre rosse e la C&C, posta sotto sequestro da oltre 10 anni, con materiali pericolosissimi con enorme percentuale di diossine. La situazione è denunciata con forza sia dai residenti che dai consiglieri di opposizione Francesco Sacco (medico) del Pd, Mattia Donadel del gruppo Mira Fuori del Comune e dall’esponente dell’associazione ambientalista Vas, Francesco Vendramin «Mira», dice Vendramin, «è stata massacrata dalla presenza di discariche dagli anni Sessanta in poi. Ce ne sono ben nove con milioni di metri cubi di fanghi sepolti o a cielo aperto. Quasi tutti i materiali sono tossico- nocivi, scarti di Porto Marghera. In centro a Mira anni fa c’è stata addirittura una nevicata chimica. Non si è mai saputo nulla di cosa sia successo. Le analisi dell’Arpav dissero, come sempre, che era tutto sotto controllo».
Il dottor Francesco Sacco chiede: «Come mai non si sono mai chiesti screening sulla popolazione che vive a ridosso di questi siti pericolosi? Quali erano le malattie di cui era afflitta la popolazione 10 anni fa? Quali sono quelle attuali? Sono semplici domande che la gente che abita questi territori da tempo si pone».
Va giù duro anche Mattia Donadel. «È urgente mettere in sicurezza queste discariche dice. Se ne parla da troppo tempo e non succede nulla».
La mappa dei siti inquinati è stata censita a metà degli anni Novanta. Il dettaglio è impressionante. In via Teramo a Borbiago oltre 7 mila fusti tossico nocivi delle lavorazioni di Porto Marghera sono stati sepolti negli anni Settanta e sono finiti nelle falde acquifere. Il Comune di Mira ha trovato i fondi attraverso la legge per il disinquinamento della Laguna. Si è partiti da poco con un intervento di messa in sicurezza iniettando del cemento per isolare la discarica, ma i lavori vanno a rilento. Resta l’assoluto mistero su come si interverrà in via Sant’Antonio dietro gli stabilimenti Reckitt Benckiser dove è stata scoperta con foto aeree, una discarica con veleni e metalli pesanti finiti in falda. Sotto controllo ma sempre preoccupanti le discariche in via Prati e lungo l’idrovia. Ci sono poi discariche minori sepolte nel terreno e mai controllate, di cui non si conosce il contenuto. Con la discarica delle Terre rosse i metalli pesanti, che sono veleni per l’uomo e l’ambiente, finirono direttamente nel canale lagunare Finarda inquinando terreni e acque . Si segnalarono morie di animali e piante.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia