Noto ristoratore fa causa al Fisco

Mauro Furlan, titolare del Kalispera di Dolo, contesta l’accertamento e chiede un milione di euro
Di Francesco Zuanon

DOLO. «Voglio andare fino in fondo, senza timori, per arrivare a dimostrare la verità». Mauro Furlan, conosciutissimo imprenditore di San Giorgio delle Pertiche, titolare del ristorante pizzeria birreria “Al Pioniere” e del pub pizzeria ristorante “Kalispera” di Dolo, non ci sta ed ha deciso di ribellarsi a quello che definisce «lo strapotere e le presunzioni dell’Agenzia delle Entrate». «È ora di dire basta», si sfoga, «ad accertamenti basati su criteri discutibili o addirittura errati, pieni di pregiudizi e contro i quali non si può far nulla se non tentare di pagare il meno possibile. Io ho deciso di contestare la contestazione e porto in giudizio gli stessi accertatori». «È la prima volta, in Italia per stessa ammissione dell’Agenzia», precisa l’avvocato di Furlan, Federico Veneri del Foro di Venezia, «che i funzionari saranno chiamati a dimostrare la correttezza del loro operato». Tutto nasce da un accertamento a cui è stata sottoposta l’attività dell’imprenditore padovano che da 30 anni opera nel settore della ristorazione, pub, bar e che ha alle sue dipendenze 40 persone. «L’accertamento» spiega Furlan «si è concluso con un verbale che mi contestava 500.000 euro di maggiori redditi rispetto a quanto dichiarato in base ad un conteggio che, come ho tentato di spiegare, era palesemente errato. Eppure inflessibili, i tre funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Padova, hanno mandato avanti la contestazione. Nonostante la regolarità di tutti i nostri bilanci, in attivo da anni e la coerenza con gli studi di settore». Il motivo che ha scatenato la reazione legale di Mauro Furlan è stata la modalità di calcolo: «Secondo le loro presunzioni di reddito, avrei prodotto e venduto circa 100 pizze al giorno in più nel corso dell’anno: un numero fuori dalla realtà derivato dal conteggio delle pizze calcolato partendo dalle fatture di acquisto della farina e dal peso di ogni pallina di pasta per la pizza. Ho spiegato che, al limite, sarebbe stata la mozzarella ad essere più indicativa perché la farina viene utilizzata per altri numerosi nostri prodotti, dai dolci alle focacce, dal pane alle bruschette fino alle schiacciate». Gli acquisti di farina sono costati a Furlan un accertamento da mezzo milione di euro che, oggi, metterebbe in ginocchio molte aziende. Protesta il titolare del “Pioniere”: «Molti imprenditori sono arrivati ad uccidersi di fronte a difficoltà del genere, noi non abbiamo potuto investire con la liquidità bloccata ed ho temuto per gli stipendi dei miei dipendenti. Non è possibile trattare così imprenditori come me che hanno sempre pagato le tasse, con bilanci regolari e dipendenti tutti in regola». Furlan da anni affida la contabilità della sua società alla commercialista Giovanna Novello, sindaco di Borgoricco. La causa in cui si è lanciato, potrebbe fare giurisprudenza e scalfire il potere, finora inattaccabile, dell’Agenzia delle Entrate e dunque di Equitalia. Racconta: «Con l’avvocato Veneri, abbiamo deciso di citare di fronte al Tribunale Civile di Padova gli accertatori contestando il loro operato per far emergere gli errori ed eventualmente il dolo o la colpa, producendo una perizia redatta da un tecnico agroalimentare che ha dimostrato l’inesattezza dei parametri utilizzati». Il ricorso quindi non è stato fatto alla Commissione Tributaria attraverso un avvocato tributarista. «Il mio, appena saputo del ricorso civile, ha rimesso il mandato perché in questo caso alla fine si arriva sempre a dover pagare, magari una cifra ridotta, e per me non era giusto». «Alla prima udienza», ricorda Furlan, «i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, tramite la loro difesa dell’Avvocatura dello Stato, hanno dichiarato di non essere nemmeno assicurati ed hanno tentato di dimostrare “pervicacemente” l’inammissibilità del ricorso, mai proposto in Italia. Ma il Giudice l’ha ammesso ed ora il giudizio procede». «Chiosa: «Immediatamente dopo aver ottenuto l’ammissibilità del ricorso ho diffidato l’Agenzia delle Entrate di Padova per non aver vigilato sui propri accertatori e sull’esito dell’accertamento, chiedendo un risarcimento di 1 milione di euro».

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