«Non sono libero di amare di essere me stesso»

«Non sono libero di amare, non sono libero di essere me stesso». È una delle lettere ricevute dal gruppo Lgbte, alcune delle quali lette durante il convegno dell’altra sera. Testimonianze di vita...

«Non sono libero di amare, non sono libero di essere me stesso». È una delle lettere ricevute dal gruppo Lgbte, alcune delle quali lette durante il convegno dell’altra sera. Testimonianze di vita vissuta da chi soffre spesso in silenzio.

«L’unico problema», scrive un ragazzo,«perché sono omosessuale. Sono un giovane, vivo in un piccolo paese di campagna poco distante da San Donà. La mia famiglia non ha mai accettato il fatto che io potessi amare un uomo come me. L’unico problema per la mia famiglia è la mia “non normalità”, la vergogna della famiglia e dei parenti di aver in famiglia un gay, manco fosse una malattia. Mi sono  chiesto molte volte quale fosse la normalità per le persone ma non ho mai trovato risposta,  spesso mi hanno apostrofato come persona malata, infatti nel periodo della mia adolescenza ho pensato di essere una persona diversa, una persona con problemi psicologici. Ma alla fine con il tempo, ho potuto capire che l’unico problema era che le persone non accettavano che ero diverso da loro. Mi ritengo un ragazzo come tutti gli altri, unica differenza che non so amare una donna, ma un uomo. L’unica differenza che gli eterosessuali possono girare per le strade mano nella mano senza la paura di essere maltrattati, invece io e il mio ragazzo viviamo con il terrore di essere malmenati, picchiati non accettati. Come spesso succede di essere insultati e derisi.  La cosa che ancor fa più male e che non hai il supporto di nessuno della tua famiglia, perché in certe occasioni della tua vita vorresti la mamma al tuo fianco, per piangere e far capire i tuoi stati d'animo, purtroppo non è sempre così». (g.ca.)

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