«Non rinuncio, voglio cambiare la città»
La candidata del centrodestra: il mio impegno politico continua, negli ultimi 50 anni il Comune non ha fatto che peggiorare
Agenzia Candussi. Antonella Trevisan candidato sindaco di Mira intervistata presso la sede della redazione de La Nuova Venezia in via Poerio Mestre.
MIRA. Vuole «andare in fondo perché Mira ha bisogno di cambiare», ammette che, non essendo una politica di professione «in certi momenti posso avere dato impressioni sbagliate» ma rigetta le accuse di scarsa trasparenza e di imprecisioni che le vengono attribuite nella compilazione del curriculum per gli incarichi ricoperti in Aprilia e in Alenia. Il suo sguardo, infatti, è rivolto agli elettori: «Ho una gran voglia di cambiare Mira», è il suo appello al voto, «facciamolo insieme». Antonella Trevisan, 42 anni, è candidata sindaco di un centrodestra a tre gambe: le liste civiche Trevisan sindaco, Uniti per Mira – dove sono confluiti Udc, Forza Italia e Fratelli d’Italia – e Lega Nord. Gode, inoltre, del supporto “fucsia” del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
Trevisan, mancano pochi giorni al voto. È pentita di essersi candidata?
«Ho ancora più voglia di andare avanti. Mi sono candidata perché dopo 50 anni di sinistra e 5 di governo pentastellato il cambiamento proclamato non c’è stato e questa città ha continuato a peggiorare».
Che tipo di cambiamento ha in mente per Mira?
«Penso a un Comune con meno burocrazia, che dialoghi meglio con Venezia e il sindaco Luigi Brugnaro, nell’ottica della Città metropolitana. Siamo la porta di Venezia e dobbiamo valorizzare questo aspetto: lavorare per promuovere un turismo slow, incentivare la ristorazione, creare le condizioni perché le piccole imprese, comprese le start-up dei giovani possano lavorare. Meno burocrazia e più integrazione tra pubblico e privato».
Che cosa non le piace di Mira, oggi?
«Vuole un esempio? Che i cittadini si debbano lamentare per il mancato sfalcio dell’erba, gli argini non puliti, le giostrine dei bambini che non funzionano nei parchi, il degrado. Questa città è ridotta a un dormitorio ma con un grande potenziale».
Quali saranno i suoi primi interventi, se dovesse essere eletta?
«Sistemare buche e marciapiedi, abbattere le tante barriere architettoniche, fare le fognature a Oriago, a Piazza Vecchia, dove ancora non ci sono e dove ancora ci sono zone che finiscono sott’acqua. E poi aprire di più il teatro, portare a Mira l’Orchestra della Fenice. Ci sono 4 milioni in cassa: usiamoli bene».
Veniamo alla causa civile che la vede contrapposta alla Burgo: nel merito deciderà il giudice. Ma, politicamente parlando, non sarebbe stato meglio informare la sua coalizione?
«Alcune persone le avevo informate, altre no. Si tratta di una vicenda privata, una causa civile risalente al 2013, non mi sembrava rilevante dal punto di vista politico. Una causa civile che, lo ricordo, mi ha visto vincere in primo grado».
Però quando è uscita la notizia nella coalizione c’è stato malumore.
«Non è così, anzi. La solidarietà è stata massima da tutti i componenti della coalizione, compresa la Lega, con il segretario provinciale Sergio Vallotto».
La cartiera Burgo, per la quale lavorava come responsabile del personale degli stabilimenti, l’ha licenziata nel 2013 per aver chiesto indebitamente 6.700 euro di rimborsi spese. Lei ha fatto causa e ha vinto in primo grado, perché il giudice ha ritenuto il licenziamento viziato dal punto di vista procedurale. L’azienda ha fatto appello e ora il giudice dovrà decidere nel merito. Qual è la sua posizione
?
«Non ho timori. Un esempio: la Burgo mi ha contestato anche i rimborsi spese di un corso di aggiornamento sul lago di Garda, ed ero andata per loro. La verità è che l’azienda mi ha discriminato per una lunga assenza dopo un grave incidente stradale il 9 maggio del 2013 quando sono uscita dallo stabilimento di Villorba, e sono stata coinvolta in una carambola d’auto: mi sono svegliata in ospedale con le vertebre schiacciate dalla seconda alla settima, ustioni alle mani, e la cassa toracica staccata dallo sterno. Ad agosto è arrivato il licenziamento. Sui rimborsi ora il giudice ha chiesto di verificare tutti i passaggi con il telepass: dimostrerò che erano tutti spostamenti di lavoro. Ho una lista di 66 testimoni».
Presentandosi agli elettori lei spiega di essere stata “responsabile del Personale di importanti aziende tra cui Alenia Aeronautica ed Aprilia”. Lo conferma?
«Certo, sono stata responsabile del personale di stabilimenti, sia in Aprilia che in Alenia».
Glielo chiediamo per chiarezza: secondo alcune verifiche della
Nuova
, anche con fonti vicine alle due società, risulta che lei abbia sì lavorato in entrambe, all’ufficio personale, ma senza funzioni di responsabile.
«Confermo che sono stata responsabile del personale degli stabilimenti. Capisco che forse in Aprilia posso aver lasciato più nemici che amici, perché ho fatto il mio lavoro, ma ero io a trattare con i sindacati, a firmare gli accordi».
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