«Non riesco più a respirare» Chiede mezzo milione di danni
Doveva essere un semplice lifting, ma si è trasformato in un incubo per una signora cinquantenne di origine austriaca, M.G., che risiede nel Basso Piave dove ha sposato un noto imprenditore. Bella e di classe asburgica, la signora aveva pensato a qualche ritocco semplice agli occhi e zigomi, ma il chirurgo plastico Carlo Alberto Pallaoro titolare della nota Clinica di Padova “Pallaoro Medical Laser”, avrebbe effettuato anche una rinoplastica causando – secondo la paziente – dei danni irreparabili. Ora la donna ha chiesto, tramite il suo legale (l’avvocato Angelo Lorenzon), un risarcimento di 500 mila euro. Il chirurgo, che ha sempre negato ogni responsabilità, sembrava intenzionato a garantire un ristoro con il sistema della mediazione: finora, però, non è stato versato un euro. Così M.G. ha deciso di rivolgersi al tribunale civile.
«Al momento di affrontare la questione economica ha cambiato la versione», ricorda, «per questa ragione ho deciso di andare avanti con la causa: una consulenza medica attesta che soffro di neuropatia, collasso alla narice destra con conseguente cattiva respirazione, prevalentemente alla parte destra, occhio sinistro con la lesione di un nervo con forti dolori e gonfiore, mentre l’asportazione all’occhio destro di troppo tessuto avrebbe provocato una asimmetria degli occhi».
Il medico legale Antonello Cirnelli ha già visitato la donna quantificando il danno biologico che sarà sottoposto all’esame del giudice civile. «Ho il costante problema nell’inalare sufficiente aria», aggiunge, «e un continuo dolore alla faccia e alla nuca, all’occhio sinistro oltreché la riduzione di olfatto e gusto. Subito dopo Natale ho avuto l’influenza poi sono guarita, ma la notte è sempre un problema. Voglio anche segnalare la mancata assistenza post operatoria. Nonostante le prescrizioni mediche rilasciate, dopo i forti dolori e disagi di respirazione, il chirurgo mi ha detto che il problema non era suo e che avrei dovuto cercarmi dei medici per risolverlo: non era sicuro che dipendesse dal suo operato. Così ho fatto, con mille difficoltà, per la mancanza di una cartella clinica che lui non mi ha ancora consegnato».
«Non avevo chiesto una rinoplastica e non volevo farla: è stata una idea del chirurgo, una sua forte pressione fino a convincere me (e mio marito) di portare in allineamento almeno la punta del naso. Non ho firmato l’autorizzazione all’intervento, anche se purtroppo questa limitazione non è stata specificata, ma si è trattato di un accordo verbale. Un altro elemento interessante potrebbe rivelarsi la liberatoria che mi ha fatto firmare. Liberatoria che riporta dettagli molto generici delle conseguenze derivanti da un intervento di questo tipo, insufficienti per poter dare un’informazione chiara a persone non specializzate nella materia».
Giovanni Cagnassi
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