«Non può più essere sua madre»

La donna, dipendente dall’eroina, non manda il figlio di 13 anni a scuola: il Tribunale vuole toglierlelo

VENEZIA. Il Tribunale dei minori di Venezia e il Comune pronti a togliere la patria potestà alla mamma del ragazzino di 13 anni che non va a scuola da un anno e mezzo e che vive in un paese della Riviera del Brenta. L’adolescente è a casa con la madre che soffre ciclicamente di problemi di dipendenza dalla droga, ed è seguitodai servizi sociali, ma finora nonostante i ripetuti appelli a farlo frequentare le scuole medie, il ragazzino è ancora a casa.

Il Comune rivierasco coinvolto da parte sua è perfettamente a conoscenza della vicenda.

La storia si trascina con i suoi problemi da oltre un decennio. A spiegare che la vicenda potrebbe sbloccarsi nel giro di pochissimo tempo è il sindaco del paese dove abita il ragazzino con la madre. «Siamo pronti ad intervenire anche subito», dice il sindaco, «il problema è che togliendo d’imperio la patria potestà alla madre, esiste una difficoltà logistica su dove sistemare il minore in estate,visto anche che nel periodo estivo le scuole sono chiuse. Anche il Tribunale dei minori ci ha chiamato nelle scorse settimane per capire l’evolvere della situazione, ed è pronto ad agire».

A denunciare la situazione era stata nelle scorse settimane la nonna del bambino, una donna conosciuta da tutti in paese. La nonna al nostro giornale ha spiegato che la figlia da una ventina d’anni soffre di problemi legati alla dipendenza dalla droga. È stata in cura in diverse comunità di recupero e, per un certo periodo, la nonna stessa ha cresciuto il bambino finché era in comunità a curarsi. Da qualche anno è stata mandata a casa e il Tribunale dei minori ha dato in “gestione” mamma e bambino ai servizi sociali individuandoli di fatto come un tutore.

Da febbraio del 2016 però la madre non manda più a scuola il figlio. Il ragazzo è così costretto a non frequentare coetanei, visto che le interrelazioni in questa fase della vita si formano quasi sempre nelle aule scolastiche. «Mio nipote», spiega la nonna, «ha diritto ad andare a scuola come tutti gli altri ragazzini. È sanissimo. Io mi sono sempre detta disposta, insieme con mio figlio, a portare avanti l’educazione e la crescita del nipote. In questi giorni mia figlia è andata in escandescenze più volte nei miei confronti. È completamente fuori controllo e nessuno interviene: è assurdo. Potrebbe capitare una tragedia e a rimetterci sarebbe un bambino di 13 anni. Cosa si aspetta ad intervenire?».

Alessandro Abbadir

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