«Non posso vedere i figli» Consultorio sotto accusa
Da una parte ci sono i provvedimenti del Tribunale che fissano il diritto di visita dei minori, in particolare di quelli collocati presso le case-famiglia, e dunque le legittime istanze dei genitori che chiedono di vedere i figli.
Dall’altra le difficoltà organizzative del Consultorio familiare dell’Asl 10, costretto a far fronte al gran numero delle cosiddette «visite protette».
Una situazione complessa che ha sollevato proteste tra gli avvocati e i genitori. Ma dall’azienda sanitaria assicurano che la problematica è in risoluzione, dopo che peraltro è stato rinnovato fino a giugno il contratto con la cooperativa che si occupa dei trasporti dei minori dalle strutture protette al consultorio.
La questione è stata sollevata dal consigliere del Pd, Elisa Veronese, che ha raccolto le segnalazioni di diversi avvocati e presentato un’interrogazione per chiedere al sindaco di San Donà, Andrea Cereser, di verificare quale sia l’effettiva situazione del Consultorio familiare, in particolare di quello sandonatese di via Verdi.
«Alcuni avvocati e i loro clienti si sono visti negare l’attuazione di provvedimenti emessi dal Tribunale nell’ambito di procedure di separazione o divorzio, provvedimenti che disciplinano il diritto di visita dei figli collocati presso case-famiglia», spiega Elisa Veronese, «negli ultimi mesi, e in particolare da settembre, non viene più garantita la frequenza settimanale degli incontri. Appare evidente che tale decisione sia lesiva dei diritti di vicinanza affettiva tra i genitori e figli». Nell’interrogazione, Veronese cita possibili problematiche di carenza di fondi o personale. Dalla direzione dei servizi sociali dell’Asl 10 assicurano che la problematica è in via di risoluzione e fanno sapere che si è venuta a creare anche perché era in scadenza il contratto con la cooperativa che si occupa dei trasporti dei minori. Contratto oggi rinnovato fino a giugno.
Dall’azienda ricordano la specificità di ognuno di questi casi, molto delicati, e si sottolinea come siano poche le situazioni in cui il Tribunale fissa le date precise degli incontri, mentre «la maggior parte dei decreti dei giudici dice che è compito del consultorio regolamentare le visite dei ragazzi affidati a strutture protette». «Il consultorio sta cercando di rispondere a tutte le molte richieste pervenute, compatibilmente con le specifiche problematiche dei singoli casi», concludono dall’Asl. A quanto pare un aiuto agli operatori potrebbe arrivare dalla creazione del cosiddetto «Spazio neutro» dove svolgere le visite. I fondi sarebbero già stati previsti nei Piani di zona, ma non ancora investiti.
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