«Non pensate a me, salvate le bambine»

Le drammatiche parole del padre della bimba morta dopo il terribile incidente di domenica raccolte da Mauro Colarich
Di Rosario Padovano

PRAMAGGIORE. «Non pensate a me, prendetevi cura dei miei familiari. Non salvate me: salvate le bambine». Questa la supplica del padre della piccola di 5 anni deceduta nel violentissimo scontro di domenica sera a Ponte Madrisio, a Morsano, costata la vita alla bimba, all’autista dell’altra auto e il ferimento molto grave di altre tre persone.

Sono così nitidi i ricordi di Mauro Colarich, l’uomo di 54 anni di Concordia Sagittaria, originario di Trieste, coinvolto nel terribile schianto di domenica, che sembra di assistere alla scena di un film, un bruttissimo film. Colarich era alla guida della Saab centrata da dietro dalla Passat di Romina Toffoletto, prima che la Volkswagen sbandasse e centrasse, invadendo la corsia opposta, la Hyunday nella quale viaggiavano i quattro componenti della famiglia di Pramaggiore. «Non sono preoccupato delle conseguenze dell’inchiesta giudiziaria, perché so già che l’iscrizione del mio nome nel registro degli indagati è solo un atto dovuto», afferma Colarich, «quello che è accaduto domenica, purtroppo, resterà dentro di me per sempre». Le scene sono state terrificanti. Quanto raccontato da Colarich sulla condotta di guida di Romina Toffoletto è top secret, ed è oggetto di indagini che saranno approfondite da una perizia sulle macchine sequestrate.

Di sicuro, secondo almeno una delle testimonianze riportate anche alla Polstrada, una delle tre vetture procedeva a velocità elevatissima su un ponte dove già il limite di 90 chilometri all’ora è troppo alto da sempre. Non per niente sulla ferrata sono morte 14 persone in 10 anni: un casa inaccettabile. Sul ponte mancava la luce. «Tengo a precisare che non sono stato io a procedere a fari spenti al volante della mia Saab», aggiunge il guidatore. La voce che Colarich procedesse a fanali spenti si era diffusa martedì sera durante il rosario di preghiera organizzato a Pramaggiore in suffragio dei defunti. Al di là del lavoro della magistratura, è sotto il profilo umano che il racconto di Colarich colpisce moltissimo.

«Sono stato scaraventato a molti metri dal luogo del secondo impatto. Sono tornato indietro, nel buio. Ho afferrato la mano della piccola, che poi è mancata, per tutto il tempo trascorso in attesa dei soccorsi. L’ho accarezzata a lungo, è stato inutile. Poi c’era il padre che continuava a parlarmi. E a dirmi “Vi prego, non preoccupatevi per me. Salvate le mie figlie. Salvate la mia famiglia”». Quelle parole restano scolpite nella mente di Colarich, e resteranno impresse per chissà quanto tempo. Forse dalla sua testa non spariranno mai. Il guidatore concordiese si augura infine la guarigione di tutti i feriti, della famiglia di Pramaggiore. La prognosi per tutti e tre i coinvolti resta riservata, anche se le condizioni di tutti sono date in miglioramento. Ora l’attesa è tutta per conoscere le date dei funerali delle due vittime.

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