Non passa l’emendamento sul Gpl

Chioggia. Il Parlamento dice no all’atto che chiedeva la sospensione della concessione ministeriale
CHIOGGIA. Nuova occasione sfumata per trovare “una strada romana” per bloccare il deposito di gpl. La commissione Bilancio ha dichiarato inammissibile l’emendamento alla Legge di stabilità presentato dal deputato Emanuele Prataviera (gruppo Fare!) con cui si chiedeva la sospensione dell’autorizzazione ministeriale per l’impianto. L’emendamento quindi non arriverà nemmeno in aula per la discussione e la conseguente votazione perché è stato escluso per motivi tecnici.


«Sono rammaricato», commenta Prataviera, «un parere tecnico va a scavalcare una volontà politica. Spiace molto soprattutto alla luce della battaglia legale che il comune di Chioggia e la comunità locale tutta, contraria all’impianto, stanno portando avanti. In attesa dei tempi della giustizia, noi abbiamo provato a trovare una soluzione più veloce chiamando in causa la politica perché la Legge di bilancio è l’ultimo vero provvedimento del Governo in carica».


L’emendamento era stato presentato la scorsa settimana dopo un incontro tra Prataviera e il comitato No Gpl nel quale il deputato aveva avuto modo di informarsi nel dettaglio sulle perplessità sorte dal punto di vista autorizzativo. Il documento però non è stato ammesso alla discussione nell’analisi preliminare in commissione. «Ringrazio il comitato e il referente locale di Fare! Sandro Marangon», spiega Prataviera, «li invito a continuare nelle loro azioni di contrasto. Persa questa occasione si dovranno attendere le eventuali decisioni dei tribunali». I fronti aperti sono più di uno. A maggio il Tar si pronuncerà nel merito del ricorso ancora pendente sulla mancanza dell’autorizzazione paesaggistica. Mancanza che aveva indotto il Comune, su sollecito del Ministero dei beni culturali e della Sopraintendenza, a emanare un’ordinanza di ripristino dei luoghi impugnata da Costa Bioenergie.


Altro fronte caldo è quello della Procura che ha aperto una maxi inchiesta affidata a un pool di quattro magistrati che ha già portato a alcune azioni: l’iscrizione nell’albo degli indagati di sei persone e un sequestro preventivo cautelare della banchina e del varco di accesso, poi dissequestrato dal Tribunale del riesame.


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