«Non fu violenza sessuale» assolto un tatuatore

Chioggia. La Corte d’Appello ha rovesciato la sentenza di primo grado Rivalutate le versioni di tre testimoni che avevano scagionato l’imputato
Di Giorgio Cecchetti
.................................................................. adriano agostini capocronista Nuova Venezia San Lio 5653 tel. 041.2403111 fax 041.5211007 - La sede della Corte d'Appello sul Canal Grande
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CHIOGGIA. Il Tribunale, il 29 gennaio dello scorso anno, lo aveva condannato a un anno e otto mesi di reclusione e a diecimila euro di risarcimento per violenza sessuale: non era finito in carcere, ma la sua attività, gestisce il «Demon Tatoo» a Chioggia, era stata compromessa. Ieri, i giudici della terza sezione della Corte d’appello (presidente Gioacchino Termini) lo hanno assolto per non aver commesso il fatto.

Hanno sostanzialmente accolto le tesi dell’avvocato Mauro Serpico, che difendeva il 41enne Alessandro Zennaro Alba. Al termine del processo di primo grado, i giudici del Tribunale avevano inviato gli atti del processo alla Procura perché indagasse su tre testimoni, che avevano scagionato l’imputato in udienza, confermando il suo alibi, sospettati per questo di falsa testimonianza. Ora, invece, i giudici della Corte lagunare hanno credito proprio a quei tre testimoni.

Questi i fatti. Nel maggio di quattro anni fa, una diciottenne si era rivolta a Zennaro per un tatuaggio sulla spalla. Si era presentata con un amico, che era rimasto con lei finchè aveva chiesto di sospendere l’intervento perché non si sentiva bene. L’amico era uscito per andare al bar e in quei dieci minuti, il tatuatore le avrebbe palpeggiato il seno e l’avrebbe costretta ad accarezzarlo accompagnando la mano di lei. Queste le accuse. La difesa ha, invece, sostenuto sulla base del racconto dei tre amici che erano in negozio, anche se non nella stanza con la ragazza, che Zennaro Alba era uscito assieme all’amico di lei dal locale dove si trovava la cliente ed era rimasto con loro, rientrando soltanto quando era tornato dentro anche l’amico. Insomma, l’imputato non era rimasto da solo con la giovane neppure un minuto e proprio per questo non avrebbe potuto compiere quelle molestie sessuali di cui era accusato senza essere visto dall’amico di lei.

La Corte d’appello, nell’assolvere con formula piena l’imputato, non ha introdotto nuove prove o risentito i testimoni, ha semplicemente rivalutato le loro deposizioni nel processo di primo grado. Per i giudici di primo grado avevano raccontato il falso per dare una mano all’amico Zennaro, per i giudici di secondo grado i fatti, invece, sarebbero andati così come loro avevano riferito. È probabile, tra l’altro, che ora anche i tre testimoni che dovranno affrontare il processo per falsa testimonianza saranno assolti sulla base della sentenza della Corte d’appello.

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