Non ci fu alcun raggiro assolto Luciano Regazzo

È stato assolto Luciano Regazzo, titolare della pizzeria Belvedere di San Donà, accusato di aver truffato un milione e 450 mila euro a un suo amico Andrea Cattel. Ieri mattina il giudice Stefano Manduzio lo ha assolto perché l’accusa non è riuscita a dimostrare la truffa. Regazzo era difeso dagli avvocati Cristiano Mazzon e Barbara Longato.
La vicenda fin dall’inizio si è dimostrata complessa. Secondo Luciano Regazzo, approfittando dell’amicizia che lo legava a uno dei figli, Andrea, del noto imprenditore sandonatese titolare della «Cattel Catering» l’imputato gli avrebbe sfilato dal conto ben un milione e 454 mila euro.
Per questo Regazzo era stato accusato di truffa aggravata. A presentare denuncia la parte offesa con l’avvocato Rosa Parenti, che si è costituita parte civile per ottenere il risarcimento. Ma il giudice sostiene che non c’è stata truffa, o meglio non sono state portate le prove per dimostrarle.
Stando alle accuse, Regazzo avrebbe approfittato di Andrea Cattel mentre stava attraversando un momento di depressione e di rapporti difficili con la famiglia: i due si frequentavano e il rampollo della famiglia di imprenditori lo considerava uno dei suoi migliori amici se non l’unico. Con lui si confidava e a lui avrebbe raccontato anche le incomprensioni che stavano nascendo con la sua famiglia d'origine.
Secondo la denuncia, proprio di questo avrebbe approfittato il titolare del «Belvedere», dando per scontato che, viste le tensioni con i familiari, non sarebbe certo andato a raccontare loro quello che metteva in cantiere assieme all'amico. L’avrebbe così convinto a intestare anche a lui il suo conto corrente all’agenzia di Banca Intesa a Mestre e nel giro di due anni, dal 2007 al 2009, gli avrebbe sottratto un milione e 454 mila euro.
Per convincerlo, gli avrebbe raccontato che, cointestando il conto corrente, sarebbe stato più facile e soprattutto più veloce investire il denaro in titoli, prendere decisioni per spostare cifre considerevoli in modo da guadagnare di più.
Non solo l’avrebbe raggirato per far intestare anche a lui il conto bancario, ma avrebbe, stando al capo d’imputazione, apposto su tre assegni la firma falsa di Cattel per girare i titoli. Per il giudice non è andata così e ha assolto Regazzo. Ora bisogna attendere la deposizione degli atti, per capire le motivazioni di questa sentenza.
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