Non chiamatelo "orto dei matti". Può fare bene a tutti

Le splendide coltivazioni naturali curate dai pazienti del Centro di salute mentale di Chioggia potrà insegnare anche ai bambini delle scuole come prendersi cura della terra, del cibo e di se stessi
CHIOGGIA. Li chiamano matti, pazzi o psicopatici. Sono persone, come noi, malate. Una delle cose che gli riesce meglio è un orto, davvero meraviglioso: piante rigogliose e nemmeno un po’ di chimica. Spinaci, peperoni, cipolle, melanzane, zucchine, radicchio, patate, cavoli, più spezie ed erbe aromatiche:  e questi sono solo alcuni degli ortaggi che i sei volontari del Centro di Salute Mentale del Distretto di Chioggia stanno coltivando ora nell’orto sinergico di Borgo San Giovanni.
 
Un’idea nata a Chioggia grazie alla collaborazione tra la Ulss 3 e la coop sociale Giotto. Un progetto che ha “prodotto i suoi frutti” anche in termini di cura facendo bene ai malati psichici che hanno visto fiorire tra le loro mani il frutto del loro lavoro. Volete mettere la soddisfazione?
 
Qualcosa che potrebbe fare bene ai bambini per insegnare che quello che le verdure non nascono nei supermercati, ma dalla terra.
L’idea è che siano anche gli studenti ad appassionarsi a questa esperienza fatta nel Centro si salute mentale, creando poi delle nuove coltivazioni simili proprio nelle scuole: i medici del Dipartimento di Salute Mentale della Ulss 3 prenderanno contatto con gli istituiti scolastici, prima le materne e le medie, con l’obiettivo di esportare il progetto.
 
Nell’orto sinergico vengono coltivati soprattutto prodotti locali. Si tratta di un orto studiato, in tutta la sua particolarità, dalla Cooperativa Giotto. “Rispetto all’orto tradizionale – ha spiegato il presidente della Cooperativa Sociale Nicola Boscolo Boscoletto - quello sinergico prevede la convivenza di piante che promuovono l’autofertilità. Inoltre la sua coltivazione viene fatta in maniera naturale, senza fertilizzanti, avvalendosi della cosiddetta pacciamatura, ossia di un composto di foglie e paglia che protegge la superficie da coltivare e la preserva anche dagli sbalzi climatici. Sempre a protezione delle verdure e della frutta che vi crescono, si sono aggiunti anche i ricci che di notte si muovono liberamente all’interno dell’orto liberandolo dalle lumache”.
 
“È come tornare alle radici della nostra cultura - ha dichiarato il Direttore Generale della Ulss 3 Giuseppe Dal Ben - ritornando a coltivare la terra in maniera naturale, senza artifizi, riscoprendo i valori di un’agricoltura biologica ed ecocompatibile. Un lavoro della terra quotidiano che ha visto appassionarsi sei volontari pazienti del nostro Centro di Salute Mentale, con l’ottica che mentre essi curano l’orto, anche l’orto a sua volta si prende cura di loro. E che prossimamente, all’interno degli spazi scolastici, potrebbe vedere all’opera bambini e adolescenti, il cui entusiasmo di vedere crescere quello che cureranno, avrà certamente un impatto più che positivo nella loro stessa crescita”.
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