«Non c’è nessun pericolo di fuga Kukiqi deve restare ai domiciliari»

Il ricorso in Cassazione dell’avvocato del giovane che è accusato di omicidio stradale per la morte  dell’operaio Giuliano Babbo di Eraclea e di aver ingaggiato una gara d’auto con il cugino
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI PIAVE - INCIDENTE SU BRETELLA - LA VITTIMA BABBO GIULIANO
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI PIAVE - INCIDENTE SU BRETELLA - LA VITTIMA BABBO GIULIANO
SAN DONÀ. Nessun pericolo di fuga né di reiterazione del reato. Per questo, secondo l’avvocato difensore Alessandra Nava, deve restare agli arresti domiciliari Kajtaz Kukiqi, il kosovaro 21enne di Cessalto accusato di omicidio stradale per la morte, il 25 maggio a San Donà, dell’operaio Giuliano Babbo di Eraclea, oltre che di omissione di soccorso e di aver ingaggiato una gara d’auto con il cugino Edmon Balaj, anche lui indagato ma libero. Per il tribunale del Riesame di Venezia, che nelle scorse settimane ha accolto l’appello presentato dalla pubblico ministero Carlotta Franceschetti, Kukiqi deve tornare dietro le sbarre, dopo che il gip lo aveva scarcerato. Contro il provvedimento del Riesame, l’avvocato Nava ha presentato nei giorni scorsi ricorso in Cassazione. Solo quando la Suprema Corte si sarà pronunciata, nel caso in cui lo faccia seguendo la linea tracciata dai giudici del Riesame, il provvedimento diventerà esecutivo e per Kukiqi si riapriranno le porte del carcere.


Nel ricorso presentato in Cassazione, l’avvocato Nava chiede di annullare l’ordinanza dei giudici del Riesame sostenendo che si tratta di «una sostanziale riproduzione delle motivazioni poste a fondamento dell’appello cautelare del pm», senza tenere in considerazione le valutazioni contenute nella memoria difensiva e non motivando la sussistenza delle esigenze cautelari massime.


Kukiqi al momento si trova agli arresti domiciliari a casa del fratello. Nelle motivazioni, il Riesame aveva scritto che «va valutato il ruolo del fratello convivente, che ha agevolato l’imputato sia nella fuga, sia nell’ottenimento di prestazioni mediche in regime di anonimato e che ha reso dichiarazioni di “mero comodo”», sostenendo che il domicilio fosse «giuridicamente inidoneo». «È totalmente fuorviante la descrizione del fratello come un quasi compartecipe (morale) ai fatti», si legge nel ricorso in Cassazione. Il tribunale richiama la personalità negativa di Kukiqi che, pur incensurato, è stato sorpreso per tre volte alla guida senza patente. Anche in udienza, l’avvocato Nava aveva proposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, ma la soluzione è stata ritenuta inadeguata dai giudici. Quanto alla fuga, spiega il difensore, «il giovane, se avesse voluto abbandonare l’Italia, lo avrebbe fatto agevolmente la sera stessa del fatto anche senza alcun aiuto».


Conclude la difesa: «È indubbio il divieto di affermare la sussistenza del pericolo di fuga o di condotte recidivanti esclusivamente in ragione della gravità del reato per cui si procede. Troppo spesso l’esigenza cautelare è accreditata al di là delle specifiche evidenze, sulla base della comune esperienza che induce a postulare una maggiore propensione alla fuga o una più spiccata pericolosità sociale nei soggetti su cui pendono contestazioni per le quali sono previste sanzioni penali più pesanti».


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